2015-09-15 14:38:00

Veglia per giovani consacrati. Card. de Aviz: rafforzare vita fraterna


Stasera Veglia di preghiera in piazza San Pietro, nell’ambito dell’Incontro mondiale per giovani consacrati e consacrate, oltre 4 mila, arrivati a Roma dai cinque continenti, per rispondere alla sfida  “Svegliate il mondo!” consapevoli del “Vangelo-profezia-speranza”. L’evento, organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica, è un’opportunità per approfondire la propria vocazione religiosa, in vista di iniziare il noviziato, nel periodo di discernimento e prova, durante la professione temporanea ed entro 10 anni dall’entrata definitiva in istituti e congregazioni. I lavori aperti oggi proseguiranno fino a sabato. Bianca Fraccalvieri  ha intervistato  il card. Joao Braz de Aviz, prefetto del Dicastero promotore.

D. - Lei ha viaggiato molto durante quest’anno, ha avuto contatto con questi giovani. Cosa li accomuna?

R. - Si sente che i giovani sono sensibili ad una chiamata meravigliosa, misteriosa, esigente che Dio fa. E, si vede in tanti consacrati questa disponibilità senza misura ad andare. Ai giovani piace questo essere assoluto, cioè il donarsi veramente. Ho riscontrato questo nei vari continenti. Ma c’è anche la difficoltà, alle volte, di vedere una testimonianza chiara su questo. Allora qui ci sono cose da rivedere. Noi abbiamo parlato di tre campi.

Il primo riguarda la vita comunitaria: noi non possiamo togliere al giovane la famiglia che deve essere una Congregazione religiosa, un Istituto religioso; deve trovare fiducia, deve trovare fratelli e sorelle, non persone che giudicano che vedono sempre il negativo. C’è bisogno di ricomporre la vita fraterna. Dove c’è fiducia, dove c’è amore, dove c’è  aiuto reciproco fiorisce di più la risposta del giovane.

Il secondo riguarda una formazione che non mira a ridurre le nostre debolezze – fa bene anche quello – ma, soprattutto, a consegnarsi nelle mani di Dio, cioè lasciare che Dio lavori sulla persona.

Il terzo riguarda il cambiamento dello stile di autorità, di obbedienza e il posto dei soldi, perché l’autorità non può essere di un ‘illuminato’ che comanda su quelli che non hanno luce; questo non ha senso! Anche colui che è superiore è un discepolo di Gesù, del fondatore! Il criterio affinché lui possa indicare la volontà di Dio è che sia discepolo di Gesù. Allora la prima cosa è essere fratello, essere sorella, dopo di che sei anche superiore. Tu non sei superiore perché sei più degno, tu sei uno dei tanti, ma hai questo compito. In questo senso dobbiamo cambiare molto anche noi preti, vescovi, cardinali; non dobbiamo continuare con questo sistema di imposizione. E’ stato Papa Benedetto a dire questo, ovvero che il cristianesimo, l’evangelizzazione camminano non per imposizione ma per attrazione che viene da un fratello. E questa non è democrazia, è un’altra cosa: è entrare nel mistero.

Poi c’è la questione dei soldi, perché in tanti posti, in tante famiglie religiose è entrato il più disgraziato dei capitalismi: si vive dei soldi, si calcola tutto a partire dai soldi. C’è bisogno di credere di più nella Provvidenza e meno ai soldi che abbiamo in banca. Dobbiamo averli sì, ma per la comunione, per la Chiesa, per coloro che hanno bisogno come ci indica il Papa. Bisogna aprirsi ai più poveri e l’appello del Papa è diretto proprio in questa direzione: “Dobbiamo farlo”. Apportare questi cambiamenti aiuta il giovane ad avvicinarsi a qualcosa di autentico. Questo attrae! Perché Dio attrae!








All the contents on this site are copyrighted ©.