Nell'intervista rilasciata da Papa Francesco a Marcelo Figueroa, giornalista evangelico protestante e suo amico personale di FM Milenium 106.7, emittente argentina di Buenos Aires, incentrata sull’amicizia, l’incontro, il dialogo e la cura del creato, il Papa ha esordito sottolineando: “Tu evangelico, io cattolico, lavoriamo insieme per Gesù”. Premettendo poi che “un amico non è un conoscente, uno con il quale si trascorre un momento piacevole di conversazione”, il Papa ha detto che “l’amicizia è più profonda”, mettendo in guardia sul “senso utilitaristico dell’amicizia”. “L’amicizia è accompagnare la vita dell’altro”, ha detto Franceso, ricordando che le vere amicizie nascono spontaneamente e che un’altra caratteristica che ci consente di distinguere la buona amicizia “è che con un amico, che magari non vedi da molto tempo, senti come se fosse stato ieri l’ultimo incontro. Questa è una caratteristica molto umana dell’amicizia ”.
Lavorare per una cultura dell'incontro
“L’atteggiamento di Dio verso il Suo popolo è, innanzitutto, pieno di affetto paterno,
ma anche di amicizia”, ha detto il Santo Padre. E ricordando le parole di Gesù ai
discepoli nell’Ultima Cena: “Non vi chiamo servi, ma amici”, ha spiegato che “ciò
significa oggi lasciarsi chiamare amico da Lui, perché dinanzi alla parola di Gesù,
che ti chiama amico, o non capisci, o apri il tuo cuore a quel dialogo di amicizia”. In
questo senso, parlando poi dell’urgenza dell’incontro, del dialogo e dell’amicizia
tra le diverse confessioni religiose, il Papa ha ribadito che, di fronte alla “cultura
dell’inimicizia”, bisogna “lavorare per una cultura dell’incontro, cioè, per la fratellanza”
e non giudicare, perché “giudice è soltanto Dio”.
I pericoli del fondamentalismo
Puntando il dito sui fondamentalisti, che “cercano di distruggere, perché sono fedeli
a un’idea, ma non a una realtà”, Francesco ha messo in guardia sul pericolo rappresentato
da “quell’oscurità trasversale che ci toglie l’orizzonte, ci fa chiudere nelle nostre
convinzioni e, tra virgolette, ideologie. È un muro e, quindi, non c’è incontro”.
Il sacerdote deve costruire ponti e non isolarsi
A proposito dell’importanza dell’incontro, ricordando i gesti del Papa quando si avvicina
ai fedeli per abbracciarli, il giornalista gli ha chiesto come vive quei momenti.
“Sento il bisogno di avvicinarmi, della prossimità.”, ha risposto Francesco, sottolineando
che quando incontra la gente, sente l’abbraccio di Gesù. “Non sono soltanto io quello
che dà, ma anche quello che riceve. Io ho bisogno dei fedeli, i fedeli mi fanno un
dono, mi donano la loro vita”, ha aggiunto il Santo Padre. “Il prete - ha detto -
deve essere un ponte - perciò, si chiama pontefice -, cioè costruire ponti e non isolarsi
e, quando dico prete, intendo anche i vescovi e il Papa”.
"Quel che di buono c’è in me, lo devo a Lui. È un dono di Dio”
Rispondendo alla domanda se si sente di esempio per gli altri leader religiosi, Francesco
ha detto: “Non si tratta di esempio, è la mia identità. Mi sento prete, mi viene spontaneo.
Altrimenti, sarei un impiegato della Chiesa”. E a proposito dell’essere un punto di
riferimento mondiale in favore della pace e dell’incontro, come ha sottolineato il
giornalista, ha detto: “Io so di essere un peccatore e, quindi parlo con Gesù, e gli
dico: ‘Quanto è buona la gente nei miei confronti’. Ma quel che di buono c’è in me,
lo devo a Lui. È un dono di Dio”.
Un Pastore non ha confini
Ricordando che “tanti, anche atei, dicono: ‘Io non sono cattolico, ma questo Papa
mi è simpatico’”, il giornalista ha chiesto poi al Santo Padre se vede in ciò una
missione anche al di fuori dei confini della Chiesa. “Un pastore, a qualsiasi confessione
appartenga, non ha confini. È pastore e basta. E uno deve lottare contro i propri
egoismi - che ho anch’io - affinché non cancellino ciò che Gesù ti chiede come pastore,
cioè, stare in mezzo al Suo popolo”.
Non siamo amici del creato
Infine, il Papa ha parlato dell’amicizia verso il creato, a proposito della sua Enciclica
“Laudati Si’”, la cui importanza è stata sottolineata dal giornalista. “Evidentemente
maltrattiamo il creato. Non siamo amici del creato, a volte lo trattiamo come il peggior
nemico”. Ecco perché - ha ribadito con forza Francesco - è necessario prendere coscienza
e contrastare il sistema dominante oggi, che “ha decentrato l’uomo, mettendo al suo
posto il denaro”, e ha portato alla “schiavitù dal lavoro e a non prendersi cura del
creato, trascurando -in quel modo- anche il Re del creato”. (A cura di Alvaro
Vargas Martino)
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