2015-09-14 12:37:00

Ccee in Terra Santa: famiglia e secolarismo le sfide della Chiesa in Europa


Da oggi l’Assemblea dei presidenti delle Conferenze Episcopali Europee fa tappa a Gerusalemme, per la seconda parte dei lavori. Da venerdì scorso in Terrasanta, i presidenti delle Conferenze episcopali hanno affrontato le sfide comuni ai diversi Paesi. Tra queste emergono le questioni dei migranti e della famiglia. Ieri pomeriggio a Miilya, nel nord della Galilea, i vescovi hanno partecipato alla festa dell’Esaltazione della Croce, immergendosi nella realtà locale della Chiesa melchita. Il servizio del nostro inviato Fabrizio Mastrofini:

"Vi abbiamo conosciuto e ora siamo e saremo sempre con voi". Così il cardinale Marc Oullet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, davanti a centinaia di cristiani e alla gerarchia della Chiesa melchita, celebrando la festa dell’Esaltazione della Croce a Miilya, nel nord della Galilea, dove i cristiani sono presenti fin dal Sedicesimo secolo. Qui si sono svolti i Vespri ed il cardinale Peter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali, ha pregato in particolare per la stabilità della famiglia. Il tema della famiglia insieme a quello dei rifugiati e dei migranti, ha dominato in questi giorni nello scambio di esperienze e di problematiche tra i vescovi europei.  È un’ Europa segnata da incertezza, inquietudine e, in alcuni Paesi, dalla corruzione finanziaria e culturale – nuovo tema apparso ieri - quella che emerge dai rapporti dei vescovi. Di fronte a questa situazione in cui sembra di assistere ad un collasso del sistema di welfare di numerosi Stati europei, la Chiesa e le famiglie rimangono spesso fra le poche istituzioni capaci di supplire in parte a questa carenza.

Dal punto di vista culturale i vescovi hanno più volte denunciato “l’onda del pensiero unico” che sta invadendo diversi settori della vita pubblica, particolarmente evidente con le ricadute che un’interpretazione rigida della ‘teoria del gender’ porta in ambito educativo, e più specificatamente nelle scuole.

Dal punto di vista ecclesiale, è da notare l’ottima accoglienza della recente enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”. La presenza diaconale, l’accoglienza dei migranti, il dialogo ecumenico e interreligioso, e con i vari settori della società, caratterizzano l’attività della Chiesa in Europa e sono i migliori strumenti per mostrare il viso di Cristo risorto. Tra tante sfide e situazioni problematiche non mancano comunque le luci, come spiega ai nostri microfoni il cardinale Ricardo Blasquez Perez, in riferimento alla situazione della Spagna di cui è presidente della Conferenza episcopale:

R. – Abbiamo tutte e due: abbiamo delle sfide, ma abbiamo anche motivi di speranza e di soddisfazione per cui ringraziamo Dio. Abbiamo certamente delle sfide, ma le sfide della Chiesa non sono separate dalle sfide della società: nella società siamo – diciamo – immersi in una realtà di incertezze, di inquietudine, di mancanza di lavoro... Ma io penso che fino alla fine di quest’anno, dopo aver cioè conosciuto i risultati delle elezioni generali, questo atteggiamento ci continuerà ad accompagnare in tutti questi mesi. Tra le gioie io metterei certamente tutte le celebrazioni per il V centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù, che si sono svolte un po’ ovunque e alle quali i fedeli hanno risposto sempre con grande presenza. Abbiamo compiuto lo scorso aprile ad Avila – ultimo giorno dell’Assemblea - un pellegrinaggio con tutta la Conferenza episcopale, con una generale soddisfazione: ci siamo sentiti pieni di gioia e di speranza, evidentemente anche attraverso la preghiera, che fa parte della nostra vita e della nostra missione. Abbiamo poi convocato ad Avila – dal 5 al 9 agosto - migliaia di giovani, che con il loro atteggiamento, in maniera seria, ordinata, ma anche gioiosa, hanno vissuto insieme, come Santa Teresa ci insegna: pregando insieme, celebrando insieme, ascoltando le catechesi dei vescovi, convivendo e celebrando il sacramento della penitenza e della riconciliazione. Per quelle migliaia di giovani e per la città stessa è stata una occasione di grande soddisfazione.

E degli snodi problematici, ma anche dei motivi di gioia e di speranza che si trova a vivere la Chiesa in Europa ha parlato anche il cardinale Angelo Bagnasco, vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee e presidente dei vescovi italiani:

R. –  Come nodi problematici mi pare che ce ne sia uno che unifica tutte le Chiese in Europa e riguarda il “pensiero unico”, di cui il Santo Padre parla spesso, che vorrebbe colonizzare l’Europa e non solo. Vale a dire una diversa concezione dell’umano, della persona, della libertà, della famiglia, come se tutto dovesse continuamente essere ridefinito e l’esperienza universale umana non avesse più valore. Questo è il frutto di una colonizzazione, di una strategia che ha demolito e che vuole demolire l’umano e sostituire qualcos’altro, che si può definire una libertà individualista e liberista a tutto campo. Non è la premessa per una felicità migliore - è la considerazione di tutti i vescovi qui presenti - non è il presupposto di una felicità più grande e di una società più giusta e più umana, ma semmai è il presupposto di una società più individualista e di una solitudine più radicale. Non crediamo che sia questa la strada. Dal punto di vista, poi, più positivo e propositivo, vedo una grande speranza, una grande serenità perché il Signore è con noi, è con la sua Chiesa, con il mondo e quindi vedo la determinazione di aiutarci sempre di più e sostenerci gli uni gli altri proprio in quest’opera di evangelizzazione perché laddove si annuncia Cristo, il Cristo totale, dove viene accolto, anche l’umanità migliora.

D. – Per quanto riguarda anche la Chiesa in Italia: quali i motivi di impegno, le sfide e i motivi di speranza. E una parola anche sul tema dei migranti…

R. – Un motivo di speranza della Chiesa italiana sta nella sua storia. La storia di una grande, grandissima vicinanza, prossimità alla gente: di questo fanno testo le 225 diocesi italiane e le 27 mila parrocchie che sono in Italia. Sono numeri molto grandi per un territorio relativamente piccolo, ma che testimoniano storicamente questa volontà e questo desiderio di essere vicini alla gente, al popolo, secondo la missione che il Signore ci ha dato. Questo certamente continua con grande determinazione, grazie alla generosità, alla dedizione dei nostri sacerdoti. La seconda cosa che constatiamo è che, nonostante il processo di secolarismo che è nato anche nel nostro Paese e che ha diminuito la partecipazione ai sacramenti, notiamo un grande senso di vicinanza della gente al suo clero e all’Episcopato. Noi vescovi, insieme al nostro clero, stiamo accanto alla gente il più possibile e vediamo che la gente è contenta di questo. È un motivo di grande conforto e di grande incoraggiamento ed è anche un indirizzo di dove dobbiamo andare: mai abbandonare, mai lasciare, mai trascurare l’ascolto, l’accoglienza, la condivisione con il nostro popolo. Per quanto riguarda le problematiche, c’è da rinnovare l’annuncio della fede, da rendere il nostro popolo e tutti noi più consapevoli della grazia del Battesimo, una grazia che è una novità di vita. Questo deve essere riscoperto, decisamente. Per quanto riguarda il senso della carità, dell’accoglienza, della fraternità, della carità evangelica, direi che il popolo italiano mantiene la sua tradizione. Lo vediamo anche con la tragedia dei migranti dove l’Italia si è trovata da subito in prima linea per motivi geografici evidenti, ma anche per la generosità.








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