2015-09-12 14:30:00

Regno Unito: no del parlamento a suicidio assistito. Plauso vescovi


Con 330 voti contrari e 118 favorevoli, il Parlamento inglese ha respinto ieri il progetto di legge sulla legalizzazione del suicidio assistito dei malati in stato terminale, sotto la supervisione medica. Un progetto era stato molto dibattuto e molto contrastato all’interno di tutta la società inglese. Soddisfazione è stata quindi espressa dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles.

Suicidio assistito, un rischio per i più vulnerabili
In una nota, mons. Peter Smith, arcivescovo di Southwark e responsabile del Dipartimento per la responsabilità cristiana e la cittadinanza, all’interno della Conferenza episcopale inglese, scrive: “Accolgo con favore il riconoscimento, da parte del Parlamento, dei gravi rischi che questo disegno di legge avrebbe rappresentato per la vita delle persone più vulnerabili della nostra società”.

Valorizzare e promuovere cure palliative
Di qui, l’accento posto dal presule sulle numerose ed “eccellenti cure palliative che vanno valorizzate e diffuse” e la soddisfazione per “la partecipazione di tanti cattolici del Paese a questo importante dibattito”. “Spero – conclude la nota di mons. Smith – che tutti coloro che sono coinvolti nel settore continuino a sostenere gli appelli per una migliore qualità delle cure per chi vede la propria vita avvicinarsi alla fine”. 

Anche la Chiesa anglicana d’Inghilterra plaude alla decisione del Parlamento 
James Newcome, vescovo di Carlisle, responsabile per la Chiesa d’Inghilterra in materia di assistenza sanitaria, ha dichiarato: “Ci rincuora che i parlamentari hanno deciso di non cambiare la legge sul suicidio assistito. Crediamo che le proposte contenute nel disegno di legge Dying Assisted avrebbero esposto le persone già vulnerabili a un aumento del rischio. Il voto alla Camera dei Comuni manda un segnale forte secondo il quale il giusto approccio verso il sostegno ai malati terminali è quello di offrire sostegno attraverso una migliore pratica delle cure palliative. Crediamo che dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi su questo fronte”. (A cura di Isabella Piro)








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