2015-09-11 13:32:00

Yemen: distrutta Tv di Stato, ma Onu conferma avvio di negoziati


Nello Yemen, la sede della Televisione di Stato a Sanaa è stata distrutta dai raid aerei della coalizione a guida saudita, avvenuti oggi, contro le postazioni dei ribelli sciiti Houti nella capitale. Intanto, almeno 20 persone sono morte in un mercato affollato a Marib, nell'Est del Paese, bombardato con razzi katyusha dagli Houti. In questo contesto di guerra, l’Onu ha confermato che la prossima settimana si terranno nuovi negoziati di pace tra le parti in conflitto. Ma come valutare questo annuncio? Eugenio Bonanata lo ha chiesto Paolo Lembo, coordinatore delle Nazioni Unite per lo Yemen:

R. – Non so se possiamo razionalmente definirlo speranzoso; però la realtà è che i nostri tentativi di riportare le parti del conflitto al tavolo delle trattative non si sono mai esauriti e sono diventati meno visibili, per ovvie ragioni tattiche. Ma noi ci aspettavamo un annuncio, a un certo punto, di una ripresa dei negoziati e questo annuncio è venuto. Purtroppo, registro che 40 nuovi veicoli della forza della coalizione sono entrati dal Nord del territorio del Paese, portando nuove truppe nella regione di Marib, della coalizione anti-Houti e quindi questo non è un buon segno, da un punto di vista strategico-militare.

D. – In questi giorni c’è stata una intensificazione della presenza di truppe di terra. Si è parlato addirittura dell’operazione finale contro i ribelli Houti...

R. – Certo, dal punto di vista tattico i movimenti sul terreno delle forze di coalizione non indicano che questo. Abbiamo adesso migliaia di soldati della coalizione che sono stati sbarcati sul terreno o che sono entrati dalla frontiera del Nord; abbiamo anche equipaggiamenti militari molto sofisticati, come gli elicotteri Apache, per esempio, che sono stati sbarcati nel porto di Aden e in altre località. Quindi, ovviamente queste forze hanno raggiunto il territorio per un motivo tattico, e il motivo tattico non può essere che un’offensiva militare. Mi auguro che il negoziato politico riporti un senso di razionalità ed eviti quella che sarebbe una catastrofe: se ci sarà un assalto finale alla città di Sanaa’, è impossibile pensare che questo possa avvenire senza creare vittime civili!

D. – Quali sono i punti chiave del negoziato?

R. – Convincere le parti in conflitto che questa guerra non può avere una soluzione militare: nessuno ha la forza militare per predominare senza creare conseguenze terribilmente negative per la popolazione civile. Secondo, si chiederà alle milizie sciite che hanno occupato Sanaa' e gran parte del Paese, di riconoscere la richiesta del Consiglio di Sicurezza e di ritirarsi; terzo, la riapertura di un negoziato politico sulla configurazione costituzionale e politica del Paese, che dev’essere più inclusiva, dove tutte le componenti etniche e politiche abbiano diritto a giocare un ruolo nel futuro del Paese.

D. – La priorità adesso è il cessate-il-fuoco...

R. – Questa è la priorità immediata. Portare fine a questo conflitto che ha fatto migliaia e migliaia di morti, soprattutto tra la popolazione civile, e ha completamente polverizzato un Paese che – dobbiamo ricordarlo – all’inizio della guerra era già il Paese più povero del mondo arabo.

D. – Pensiamo alle altre potenze regionali: qual è l’auspicio?

R. – Che l’accordo raggiunto sul nucleare iraniano possa avere un’influenza positiva in un rasserenamento dei rapporti tra l’Iran e i Paesi del Golfo, i Paesi sunniti. Questa è la chiave di volta per la soluzione del conflitto in Yemen come in tutti gli altri conflitti in quella parte del mondo arabo: penso all’Iraq, penso alla Siria, naturalmente, e anche penso alla stabilità in Libano. Se, alla fine, non si risolvono con civiltà politica e con successo i grandi interrogativi del rapporto tra l’Iran e le potenze del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita, ci sarà poca speranza per un processo di pace che porti stabilità in Medio Oriente.

D. – Può confermare che queste trattative si svolgeranno in Oman?

R. – No. Però, se penso a quali siano le opzioni concretamente possibili e plausibili e penso dove i negoziati hanno avuto luogo – negoziati non pubblici – negli ultimi mesi, il Paese dell’Oman è il primo che viene in mente.








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