2015-09-11 11:36:00

A Napoli, i funerali di Genny. Don Palmese: serve Piano Marshall


Oltre duecento persone si sono raccolte nella chiesa di San Vincenzo alla Sanità, nel Rione Sanità di Napoli, per i funerali di Gennaro Cesarano. Il ragazzo di 17 anni è stato ucciso la notte del 5 settembre a colpi di pistola nel rione. Per il cardinale Crescenzio Sepe il problema della criminalità organizzata a Napoli è "talmente grave e profondo che nessuno può pretendere di risolverlo da solo". Il servizio di Alessandro Guarasci:

Nonostante l’ora, le 7 di mattina, tanti giovani hanno voluto dare l’addio a ragazzo. Sul sagrato della chiesa un grande striscione con la scritta "Genny vive". All'omelia padre Alex Zanotelli, che ha concelebrato con il parroco don Antonio Loffredo, ha parlato di "una città spaccata, quella della Sanità, del rione Traiano,e quella del Vomero". Don Loffredo si è rivolto a tutti i napoletani: "Esponete nastri viola su ogni balcone e ogni finestra. Resteremo a lutto fino a quando le istituzioni non ci daranno risposta". Per il vicario episcopale per la Carità don Tonino Palmese i giovani dei quartieri più poveri hanno bisogno di un progetto: 

R. - L’emergenza è quella occupazionale, di due spazi: la formazione professionale ed educativa un po’ più in generale. Quando togliamo ai ragazzi queste due possibilità, poi è inutile proporre loro un liceo o uno spazio educativo “asettico”, come potrebbe essere possibile una parrocchia stessa, e lo dico in senso affettuoso e, è chiaro, provocatorio. I ragazzi del Rione Sanità sono ragazzi provati da modelli genitoriali - e non solo - che si riferiscono al furto, al malaffare, al disagio in quanto tale. Avremmo bisogno proprio di questo: di lavoro e di formazione.

D. – Ma anche di più controllo del territorio?

R. – Il controllo del territorio credo che fondamentalmente già ci sia. Quando penso al controllo del territorio, penso sempre a un elemento che non caratterizza il nostro Sud: quello di esigere, almeno, la normalità. Penso alla possibilità proprio di avere un territorio più normale, fatto anche di piccole cose: piante, giardini, strade pulite, fossi riparati e quant’altro.

D. - Dopo quest’omicidio avete visto una reazione delle istituzioni per rendere più vivibile quei quartieri? C’è qualche segnale secondo lei?

R. – Il segnale non può essere semplicemente circoscritto al comune o alla regione: noi abbiamo bisogno di un segnale nazionale e persino europeo. Non possiamo, siamo troppo distratti, lo dico con un’accezione metaforica, da un’Europa che ci chiede di parlare di immigrazione e non ci aiuta ad accompagnare questi nostri territori verso una resurrezione autentica. Qui c’è bisogno davvero di un “Piano Marshall” per il Mezzogiorno d’Italia, perché ha subito un arretramento molto più forte rispetto a quanto si possa immaginare negli anni passati. 








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