2015-09-10 18:30:00

Grandi eventi, basso impatto: un progetto per le buone pratiche


Capire come ridurre l’impatto che un grande evento produce a livello ambientale, minimizzando le emissioni, i rifiuti, il consumo di acqua e di altre risorse naturali. E’ questo l’obiettivo dell’incontro: “Eventi e sostenibilità:esperienze a confronto” che si è svolto di recente all’ Expo di Milano, promosso dalla Regione Umbria insieme all’ Agenzia regionale Sviluppumbria. Durante il seminario è stato presentato il progetto "Zen" che va a coinvolgere dodici organizzazioni europee per un confronto reciproco sulle buone pratiche da adottare nella gestione dei grandi eventi. Ascoltiamo Mauro Agostini, direttore di Sviluppumbria, al microfono di Marina Tomarro.

R. – I “grandi eventi” – cosiddetti – ma icomunque n alcuni casi anche i piccoli eventi, mettono insieme tante risorse: migliaia di persone, il pubblico, per esempio, no? Oppure centinaia di stand che nei grandi eventi vanno allestiti, ma vanno anche smontati; le tonnellate di carta che si utilizzano per gli accrediti, per i cataloghi, per le cartelle stampa … o un altro aspetto, che viene poco considerato: quanto cibo si consuma in questi eventi, in tutte le sue forme, e quante bottigliette di acqua vanno poi smaltite? Tutto questo significa che un grande evento – che è un fatto importante – ha bisogno di un’infrastruttura organizzativa che tenga anche molto presente l’impatto ambientale che questi eventi poi determinano.

D. – Ma sono già stati organizzati eventi a basso impatto?

R. – Si sta iniziando a farli, perché si incomincia a lavorare per alleggerire proprio quei punti di criticità. Ad esempio, nel momento in cui devi fornire un catering per i visitatori, si inizia a porsi il problema di che tipo di contenitori vengano utilizzati in modo che questi contenitori poi possano essere smaltiti in maniera efficiente e secondo il principio della differenziazione dei rifiuti, appunto. Oppure, un altro aspetto: negli eventi c’è molto consumo di energia elettrica, quindi anche trovare strumenti tecnologici che riducano il consumo dell’energia elettrica, diventa un elemento che va esattamente in questa direzione. C’è anche un aspetto educativo che non va sottovalutato: vendere gli eventi a impatto zero diventa anche un modo per rendere consapevole colui che partecipa al concerto o comunque all’evento, dell’importanza di un certo stile di comportamento e di un certo stile di vita. Esiste un’indagine demoscopica che ci dice che ci sono molti utenti che sarebbero disponibili a pagare un prezzo maggiorato del biglietto se sapessero che così su contribuisce a ridurre l’impatto della manifestazione sull’ambiente.

D. – Questo progetto non coinvolge soltanto l’Italia, ma anche molti Paesi esteri: perché è importante la diffusione di eventi a basso impatto?

R. – Noi, in Umbria, ci siamo posti questo problema da molto tempo; vogliamo che di questi eventi se ne svolgano di più, ma al tempo stesso che ci sia una maggiore sostenibilità degli eventi stessi e delle conseguenze di ciò che comunque viene lasciato in eredità al territorio dopo l’evento. Cioè, che sia qualcosa che anche dopo l’evento faccia crescere il territorio. Ma molte altre regioni e molte altre città del mondo si interrogano su queste stesse tematiche, che sono sempre più diffuse. Quindi noi abbiamo colto l’occasione di Expo, proprio per il contenuto intrinseco, proprio per creare questi momenti di incontro tra mondo economico e sostenibilità ambientale. E questo è un percorso che nel mondo si va diffondendo sempre più e avrà un passaggio importante anche nelle Olimpiadi di Rio, in Brasile, l’anno prossimo.

 








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