2015-09-10 13:00:00

Costalli (Mcl): per far ripartire Paese serve patto sociale


Coesione sociale, lavoro dignitoso, economia più equa. Attorno a questi temi ruota l’annuale seminario di studi del Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl) che si svolge da oggi a sabato a Senigallia. Un appuntamento che guarda anche al Convegno ecclesiale della Chiesa italiana di novembre a Firenze. Alessandro Guarasci ha intervistato il presidente del Movimento Carlo Costalli:

R. – Noi dobbiamo dire “no” a un’economia dell’esclusione e dell’iniquità, e questo credo sia il problema maggiore che ha il mondo cattolico, non solo quello italiano. Fa difficoltà perché sicuramente negli ultimi anni, con la globalizzazione sfrenata e senza controllo, ha preso campo una finanza che ha sostanzialmente sradicato il lavoro reale. Questo è il punto centrale su cui noi dobbiamo riflettere e soprattutto su cui il Santo Padre ci porta costantemente l’attenzione.

D. – In Italia continuiamo ad avere problemi di occupazione: è anche colpa di una classe imprenditoriale che non sempre riesce a "rischiare", secondo lei?

R. – Certo che ci sono responsabilità anche della classe dirigente imprenditoriale! Spesso “piagnona”, spesso poco coraggiosa, portata a scaricare sugli altri, in particolare sulle organizzazioni sindacali, alcune anche per loro responsabilità.

 D. – Lei parla di organizzazioni sindacali. Renzi, per esempio, è sempre molto critico nei confronti dei sindacati: in qualche modo, vi sentite anche voi coinvolti?

R. – Bè, sicuramente questo è uno dei punti “dolens”. E’ chiaro che le responsabilità ci sono da parte di tutti, rispetto a questa trasformazione necessaria nel Paese; è vero che anche le organizzazioni sociali e i sindacati, in particolare, devono “modernizzare” la loro iniziativa; ma qui dobbiamo essere estremamente chiari: se non facciamo un grande patto sociale tra governo e corpi intermedi, per un vero rilancio anche degli investimenti, non ne usciamo, dalla crisi. Il resto sono dichiarazioni o tamponamenti. Qui ci vuole un grande patto sociale di tutti coloro che vogliono il bene comune, il bene del Paese.

D. – Voi vedete un cambio di passo nelle politiche per il Sud?

R. – Non vedo grandi, grandi passi in avanti; le responsabilità sono sicuramente anche di una classe dirigente del Sud, di tutti i partiti … Io credo che ci voglia una vera cabina di regia nazionale: questo non per togliere autonomia alle regioni; ma serve una vera cabina di regia nazionale per gestire i fondi strutturali europei, che sono tanti, che vengono spesi poco e spesso vengono spesi male. Ci vuole una cabina di regia nazionale che privilegi i progetti che vanno nella direzione della produttività, della ripresa della produttività.








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