2015-09-09 07:40:00

Siria. Usa a Russia: se appoggio militare ci sarà confronto


Come annunciato dal presidente Hollande, ieri la Francia ha iniziato le operazioni di ricognizione che precedono i raid aerei in Siria contro le postazioni del sedicente Stato islamico e la Gran Bretagna è pronta a fare lo stesso. Intanto gli Stati Uniti avvertono Mosca: se la sua presenza militare in Siria sarà rafforzata si andrà a un “confronto”. Roberta Barbi:

Sono partiti ieri i primi due aerei di ricognizione francesi che hanno il compito di preparare eventuali raid sulla Siria; solo “operazioni chirurgiche” per smantellare una cellula terroristica che starebbe preparando attacchi in Francia, precisa la Difesa: Parigi non è interessata a entrare nella coalizione a guida americana. E mentre anche la Gran Bretagna annuncia la possibilità di partecipare a raid contro l’Is in Siria, l’Australia, su precisa richiesta degli Stati Uniti, parteciperà alle operazioni della coalizione, che nel frattempo ha condotto 19 raid che si sono concentrati sulle aree di Baiji in Iraq e di Mar’a in Siria. Intanto uno dei principali alleati di Damasco, l’Iran, spinge sul dialogo tra le potenze per una soluzione pacifica, mentre l’altro, la Russia, starebbe rafforzando le proprie posizioni militari in Siria. Il governo di Assad nega, ma su questo è arrivato il monito degli Stati Uniti: se i sospetti si riveleranno fondati potrebbe esserci “un confronto” con le forze della coalizione. A questo proposito la Bulgaria ha vietato a Mosca il sorvolo del proprio spazio aereo, dubitando che i velivoli trasportassero davvero aiuti alla popolazione siriana, quanto piuttosto armi per il regime siriano, e anche la Grecia ha ricevuto dagli Usa un esplicito invito a fare lo stesso.

 

A proposito di una possibile partecipazione europea ai bombardamenti della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato Islamico, Eugenio Bonanata ha parlato con Alberto Negri, esperto dell'area per "Il Sole 24 ore":

R. – I raid europei in Siria – dove gli Usa, tra l’altro, non vogliono mettere piede, ma solo controbilanciare le forze in campo - sono una tempesta di sabbia sollevata per smascherare un’altra storia sbagliata dell’Occidente. Qual è la storia sbagliata? Gli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno avallato sin dal 2011 la guerra per procura in Siria, condotta dagli jihadisti e dai loro sponsor turchi ed arabi contro Assad e gli alleati di Assad, in primo luogo l’Iran e gli Hezbollah libanesi. Ora gli europei intervengono per coprire il loro fallimento: la fine stessa della Siria, la consegna del Paese agli jihadisti e la sua spartizione in zone di influenza. L’Is non è distante ormai da Damasco, ma l’aviazione americana in queste settimane non ha fatto nulla per contenerlo! Il Pentagono ci ha fatto vedere la cattura di Palmira, mostrandoci l’immagine della distruzione nella città antica, ma non sono mai intervenuti! Se il regime di Assad crolla, le ondate dei profughi – soprattutto quelle delle minoranze siriane – diventeranno, secondo me, immani.

D. – La Russia è contraria all’uscita di scena di Assad: cosa comporta questo?

R. – La Russia non è contraria – come del resto l’Iran – all’uscita di scena di Assad. Potrebbe anche esaminare questa opportunità. Mi trovavo qualche settimana fa a Teheran, dove il viceministro Bogdanov ha incontrato il ministro siriano Mohallen …. Si può discutere l’uscita di scena di Assad, ma quello che non accettano, né Mosca né Teheran, è un’uscita di scena che porti al crollo totale del regime del Paese.

D. – E qual è il ruolo dell’Iran?

R. – Il ruolo dell’Iran è evidentemente molto importante, perché gli iraniani hanno sempre sostenuto con aiuti militari, economici e anche con uomini in campo il regime di Assad. Ma assai più importante è stato quello che hanno concesso di fare gli occidentali, ben sapendolo che si stava facendo: di fare cioè affluire migliaia di jihadisti dalla Turchia, di far sostenere ai sauditi e alle monarchie del Golfo tutti i peggiori salafiti e i gruppi radicali più estremisti. Ebbene, oggi per liberare la Siria da questo incubo non serviranno purtroppo questi raid aerei.

D. – Cosa ci possiamo aspettare in prospettiva?

R. – In prospettiva ci possiamo aspettare che ci sarà una resistenza ovviamente del regime siriano, soprattutto nelle zone più strettamente sotto controllo, come Damasco, la fascia costiera di Latakya, dove qualcuno dice che già sono sbarcati i russi… Ma dobbiamo aspettarci anche una offensiva e non soltanto dell’Is, ma anche degli altri gruppi jihadisti che sono in campo, come Jabhat al-nuṣra, affiliato ad al-Qaeda, e come altri gruppi salafiti che sono sostenuti dalle monarchie del Golfo: tutti questi cercheranno di prendere posizione per arrivare, appunto, ad una spartizione del Paese. E questo purtroppo lo abbiamo purtroppo già visto, anche se in maniera diversa: è avvenuto anche in Iraq ed ha portato all’ingrossamento dei profughi e all’esodo di milioni di persone. Questo in Siria sta già avvenendo ed avverrà in misura ancora maggiore nelle prossime settimane e nei prosimi mesi.  








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