2015-09-07 13:04:00

Vescovo di Cùcuta alla marcia per i diritti dei colombiani


I colombiani che vivono al confine con il Venezuela hanno marciato in difesa della dignità dei loro compatrioti espulsi e per riaffermare la loro fratellanza con questo paese, a due settimane della chiusura del passaggio tra Santander (Colombia) e Tachira (Venezuela).

La marcia iniziata da un luogo simbolo della Colombia
Secondo le informazioni pervenute all'agenzia Fides, ieri, indossando camicie bianche e gialle, i colori della squadra di calcio colombiana, più di 500 persone hanno marciato partendo dallo storico Tempio di Villa del Rosario fino al ponte internazionale Simon Bolivar, che unisce Colombia e Venezuela, punto strategico nei 2.219 chilometri di confine tra le due nazioni. Il punto di partenza della marcia era altamente simbolico, perché qui si insediò nel 1821 il Congresso di Cucuta, dove il Libertador Simon Bolivar e il generale Francisco de Paula Santander diedere vita alla Costituzione della neonata Colombia.

Alla marcia parenti o amici che vivono in Venezuela
"Per la dignità della Colombia", "Per il rispetto dei diritti dei colombiani", "In solidarietà con le vittime delle espulsioni di massa", "Per la riapertura del confine", "Per il rispetto dell'eredità che ci ha lasciato Simon Bolivar": questo si leggeva nei manifesti e nei cartelloni che portavano i partecipanti alla marcia e che ripetevano ad alta voce. La marcia è stata accompagnata dall’esecuzione di musiche di Colombia e Venezuela, e ad essa si sono uniti molti residenti che hanno parenti o amici che vivono in Venezuela.

Il vescovo di Cùcuta invoca un dialogo urgente 
Ha partecipato anche mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid, vescovo di Cúcuta, e il sindaco della città, Donamaris Ramirez. Il vescovo ha ribadito l'appello lanciato dai rappresentanti della Chiesa di entrambi i Paesi a cercare soluzioni attraverso un dialogo urgente. "Il dialogo è necessario, devono parlare i nostri Presidenti. Non possiamo creare ferite in questa situazione e dobbiamo costruire relazioni bilaterali che sono fondamentali per il futuro" ha detto mons. Ochoa. (C.E.)








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