2015-09-07 07:46:00

Immigrazione: l'appoggio dell'Onu all'apertura dell'Ue


Dopo l’apertura delle frontiere di Austria e Germania, prosegue il trasferimento in Austria dei migranti  dall’Ungheria, mentre tutta l’Europa è mobilitata sul tema dell’accoglienza, anche se le posizioni appaiono ancora non univoche. Il servizio di Giancarlo La Vella:

Sono rientrati in Austria in nottata i volontari partiti da Vienna a bordo delle loro auto per recarsi in Ungheria a recuperare i profughi che tentavano di arrivare al confine. Ad accogliere i migranti a Vienna anche il cardinale della capitale, Schoenborn. Il Segretario Generale Ban Ki-moon assicura ai leader europei l'appoggio dell'Onu per una risposta efficace e praticabile all'emergenza migranti. Ma l’accoglienza in Europa non trova tutti i partner d’accordo. In Germania, dove sono attesi almeno 10 mila migranti, la cancelliera Merkel ha a che fare con l’estrema destra che boccia la politica dell’accoglienza. In Gran Bretagna alla disponibilità ad accogliere circa 15 mila profughi si affianca ora la ferma volontà di sferrare una dura offensiva militare contro il sedicente Stato Islamico, considerato la prima causa dei movimenti migratori dall’area mediorientale. Ma per adesso i riflettori sono puntati sul cambio di passo di Austria e Germania che hanno aperto aprire le frontiere. Ascoltiamo il commento di mons. Gian Carlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Cei, intervistato da Fausta Speranza:

R. - È certamente un segnale molto importante che va verso la direzione del superamento degli accordi di Dublino e nella direzione - soprattutto - della libera circolazione nel contesto europeo dei richiedenti asilo e rifugiati, quindi un segnale molto positivo di un’Europa che non ha perso la solidarietà. Certo è un segnale che dovrebbe essere rafforzato da parte di tutti i Paesi europei e soprattutto da parte dei Paesi dell’Est Europa che in questo momento sembrano essere quelli più restii ad un discorso di apertura e di attenzione a un riconoscimento del diritto d’asilo in maniera più allargata. Speriamo che nei prossimi giorni, soprattutto nell’incontro del 14 settembre prossimo in Europa, anche sulla base di quella proposta del presidente del Consiglio d’Europa Juncker, di allargare a 160mila almeno l’accoglienza in Europa delle richieste d’asilo e suddividerle nei diversi Paesi, si dia ancora una volta un segnale di un’Europa che non ha dimenticato la solidarietà.

D. - Solidarietà …può esserci un contagio?

R. - Può e deve essere un contagio, anche perché soltanto la solidarietà salva l’Europa, nata abbattendo i muri, favorendo la libera circolazione di merci e di persone. Non si vorrebbe che questa si fermasse in questa costruzione di se stessa, proprio in un momento in cui questa libera circolazione e questa apertura interessa soprattutto chi è in fuga dalla guerra, dai disastri ambientali e da persecuzioni politiche e religiose.

D. - Però finché si tratta di solidarietà espressa singolarmente dai vari Paesi ancora non si costruisce una risposta vera europea. E così le istituzioni sono chiamate a programmare interventi per esempio di ricollocamento o comunque interventi su scala sovranazionale… è vero?

R. – Certamente un impegno nazionale ci deve essere; ci deve essere un‘organizzazione da parte di tutti gli Stati europei di un piano nazionale asilo di prima accoglienza e di seconda accoglienza ma questo programma nazionale deve certamente entrare in un’unica programmazione di un asilo europeo che non può fermarsi agli accordi di Dublino 3.

 








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