2015-09-05 19:07:00

Germania e Austria aprono le frontiere. Cei: ora altri Paesi


Prosegue incessante il flusso di profughi verso l’Austria e la Germania, i due Paesi che hanno deciso di aprire le loro porte ai migranti. Dall’Ungheria migliaia di persone si sono spostate a piedi, in autobus o anche in treno per raggiungere Vienna e Berlino. A colpire in queste ore anche la solidarietà di molti tedeschi, mentre la stessa Germania chiede con forza la convocazione di un vertice europeo. Benedetta Capelli:

La fatica del viaggio di almeno 450 profughi si scioglie nell’applauso di tanti tedeschi che, a Monaco di Baviera, li accolgono con caramelle, sorrisi, giochi per i bambini. E’ la prima immagine che fa tirare un sospiro di sollievo dopo tanti giorni di angoscia; l’umanità e la solidarietà vincono sulle polemiche e le tensioni del passato. Chi arriva in Germania o in Austria lo ha fatto a bordo di treni, autobus messi anche a disposizione dal governo ungherese, ma pure grazie alla prontezza di tanti automobilisti che hanno caricato chi era in marcia, chi aveva lasciato Budapest. Sono  attesi in diecimila in Austria, ad accoglierli anche il cardinale Schonborn, arcivescovo di Vienna, che ha avuto parole di gratitudine per la popolazione locale. In Germania se ne aspettano diecimila anche se la Merkel parla di una stima eccessiva. Oggi in un’intervista la cancelliera ha affermato che non c’è limite alle richieste di asilo, “come Paese forte ed economicamente in salute – ha detto – abbiamo la possibilità di fare ciò che è necessario”. Per la Germania però l’emergenza immigrazione deve essere affrontata in un vertice dell’Unione Europea a livello di capi di Stato e di governo, Bruxelles al momento esclude la cosa perché già in calendario un Consiglio europeo ad ottobre. Intanto in Italia continuano gli sbarchi, 356 migranti sono arrivati solo oggi a Catania, in Grecia invece altro drammatico ritrovamento: sul litorale di Agathonisi, nel Dodecaneso, è stato rinvenuto il cadavere di un neonato.  

Sull’importante decisione di Austria e Germania di aprire le frontiere, ascoltiamo il commento di mons. Gian Carlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Cei, al microfono di Fausta Speranza:

R. - È certamente un segnale molto importante che va verso la direzione del superamento degli accordi di Dublino e nella direzione - soprattutto - della libera circolazione nel contesto europeo dei richiedenti asilo e rifugiati, quindi un segnale molto positivo di un’Europa che non ha perso la solidarietà. Certo è un segnale che dovrebbe essere rafforzato da parte di tutti i Paesi europei e soprattutto da parte dei Paesi dell’Est Europa che in questo momento sembrano essere quelli più restii ad un discorso di apertura e di attenzione a un riconoscimento del diritto d’asilo in maniera più allargata. Speriamo che nei prossimi giorni, soprattutto nell’incontro del 14 settembre prossimo in Europa, anche sulla base di quella proposta del presidente del Consiglio d’Europa Juncker, di allargare a 160mila almeno l’accoglienza in Europa delle richieste d’asilo e suddividerle nei diversi Paesi, si dia ancora una volta un segnale di un’Europa che non ha dimenticato la solidarietà.

D. - Solidarietà …può esserci un contagio?

R. - Può e deve essere un contagio, anche perché soltanto la solidarietà salva l’Europa, nata abbattendo i muri, favorendo la libera circolazione di merci e di persone. Non si vorrebbe che questa si fermasse in questa costruzione di se stessa, proprio in un momento in cui questa libera circolazione e questa apertura interessa soprattutto chi è in fuga dalla guerra, dai disastri ambientali e da persecuzioni politiche e religiose.

D. - Però finché si tratta di solidarietà espressa singolarmente dai vari Paesi ancora non si costruisce una risposta vera europea. E così le istituzioni sono chiamate a programmare interventi per esempio di ricollocamento o comunque interventi su scala sovranazionale… è vero?

R. – Certamente un impegno nazionale ci deve essere; ci deve essere un‘organizzazione da parte di tutti gli Stati europei di un piano nazionale asilo di prima accoglienza e di seconda accoglienza ma questo programma nazionale deve certamente entrare in un’unica programmazione di un asilo europeo che non può fermarsi agli accordi di Dublino 3.

 

 

 








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