2015-09-04 15:05:00

G20 ad Ankara. Confindustria: mondo rischia stagnazione secolare


Ad Ankara, in Turchia, il meeting finanziario del G20. Al centro del dibattito, cui partecipano da ieri ministri delle Finanze e governatori delle Banche centrali di 19 Paesi e dell’Unione Europea, il tema, delicatissimo, degli equilibri finanziari internazionali, minacciati negli ultimi mesi, come dichiarato oggi stesso dal Centro Studi di Confindustria, da una crescita lenta e dal rischio di una “stagnazione secolare” dell’economia mondiale. Nel Vecchio continente, intanto, la Banca centrale continua a stimolare gli investimenti. Giacomo Zandonini ha raccolto il commento di Angelo Baglioni, docente di microeconomia all’Università Cattolica di Milano:

R. – Stiamo parlando di un rialzo dei tassi di interesse americani. Penso che avverrà se non a settembre, comunque fra poco. E’ molti mesi che la Federal Reserve americana annuncia che, prima o poi, farà questo passo, che fa parte della cosiddetta “exit strategy”, dell’uscita cioè da anni di politica monetaria molto espansiva, anche con strumenti non convenzionali come il “quantitative easing”, che noi in Europa abbiamo appena adottato e che gli Stati Uniti hanno adottato già da diversi anni. Ormai la congiuntura americana è matura perché questo passo venga fatto: quindi se non sarà adesso, a settembre, io credo che sarà comunque entro la fine di questo anno.

D. – Sono in molti, ai tavoli del G20, a temere l’effetto sulle economie emergenti del “quantitative easing”. Di cosa si tratta?

R. – E’ una politica monetaria che viene adottata dalle banche centrali quando i tassi di interesse sono già a zero o quasi a zero. Quindi la tradizionale gestione dei tassi di interesse non consente più margini di manovra espansivi: allora le banche centrale – per prima la Federal Reserve, già alcuni anni fa – adottano queste strategie alternative di comprare direttamente titoli sul mercato, principalmente titoli governativi, con l’obiettivo di espandere il bilancio della Banca Centrale e di immettere molta liquidità sui mercati finanziari e nell’economia e, in questo modo, cercare di espandere direttamente l’offerta di credito, la quantità di credito che viene offerta alle imprese, alle famiglie dalle banche o anche dai mercati finanziari.

D. – Con quali obiettivi la Bce ha adottato il “quantitative easing”?

R. – La crescita in Europa - com’è noto - è molto debole: si colloca poco sopra l’1 per cento. La Bce ha adottato questo “quantitative easing” all’inizio di quest’anno. Quindi quello che ieri ha annunciato Draghi è che la misura, la quantità di questa manovra potrebbe essere accresciuta in futuro. E questo fondamentalmente per rispondere alla perdurante debolezza della crescita e anche ai problemi che vengono della crisi della Cina.

D. – Da più parti si è sottolineata la scarsa incidenza del G20: pensa sia veramente cosi?

R. – Secondo me sono critiche abbastanza fondate, nel senso che il G20 di per sé è un po’ un rito e spesso si riduce in un comunicato, che è più un auspicio che altro. Le misure vere da prendere, devono essere prese dai governi dei singoli Paesi. Qui, per quanto riguarda i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), credo che verrà auspicato che questi Paesi – in particolare la Cina – rendano più chiaro e più trasparente quale strategia intendono prendere per far fronte al rallentamento della crescita.

D. – Nel G20 di quest’anno si è affacciata come spettatrice anche l’Africa. C’è un futuro finanziario per il continente africano?

R. – Credo di sì, anche se ovviamente è un discorso molto difficile e di lungo periodo. Però, sì, è assolutamente necessario che venga sviluppato un mercato bancario e finanziario anche nei Paesi africani, perché naturalmente senza banca e finanza non ci può essere sviluppo: la finanza da sola non basta, però è necessaria per aiutare le politiche di sviluppo. Quindi bisogna che nella modernizzazione di questi Paesi ci sia il fatto che facciano parte della Comunità internazionale e dei meccanismi internazionali di scambi anche nella finanza e non solo nei flussi commerciali. 








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