2015-09-04 20:20:00

Al Festival di Venezia "Francofonia" del regista Sokurov


Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia "Francofonia" di Aleksandr Sokurov. Il regista siberiano, meditando sulla storia e la bellezza all'interno del Louvre occupato dai nazisti, si dimostra nuovamente artista di grande spessore spirituale e artistico. Il servizio del nostro inviato a Venezia Luca Pellegrini

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Mentre una nave affronta il cupo mare in tempesta e il suo prezioso carico - centinaia di opere d'arte di inestimabile valore - rischia di scomparire tra i flutti, Aleksandr Sokurov, che si intravede conversare in quegli istanti drammatici con il capitano afflitto dal disastro incombente, ricorda a lui, ricorda a noi: la storia è come il mare, tragica e senza pietà. La storia occupa sempre un posto di primo piano nei film meravigliosi del regista siberiano. Talvolta la connette all'intimità dei rapporti familiari, come in "Madre e Figlio" o "Alexandra", altre diventa lo strumento per riflettere sulla dimensione distorta dell'uso del potere, come nella trilogia sul '900 in cui ha raccontato alcuni giorni di vita di Hitler, Lenin e Hirohito o la sua grandiosa visione del "Faust" di Goethe. Può essere anche motore di energie positive, quando innesca quelle responsabilità tipiche dell'intelletto e della civiltà che la trasformano in maestra e custode di bellezza. Questo accadeva in "Arca russa", un piano sequenza di un'ora e mezza girato nell'Hermitage di San Pietroburgo in cui come onirici capitoli scriveva per immagini la storia russa. Ora con "Francofonia" Sokurov torna in un museo, altrettanto famosissimo, il Louvre, e ci regala altre emozioni profonde. Ecco cosa fa un museo nella storia: "Ci mostra quali culture solenni, magnifiche esistevano prima, molto più grandi e funzionali di qualsiasi cosa noi siamo in grado di creare oggi", afferma il regista. L'importanza del museo allora è tale che l'umanità, nel perderlo e perdere ciò che contiene, produrrebbe un danno enorme a sé stessa. In "Francofonia" ci sono due singolari figure, realmente esistite: il direttore del museo Jacques Jaujard e l'ufficiale nazista Wolff-Metternich. Parlano d'arte nel Louvre, tra immagini d'epoca e non, tra fantasmi e realtà. Sokurov lancia un monito universale proprio davanti ai tanti capolavori: per la follia di quel regime - ossia della storia - avremmo potuto perderli, per la vocazione all'arte e alla bellezza dei due personaggi, pur se su opposti fronti, si salvarono. Un cinema insuperabile, inimitabile. E' quello di Aleksandr Sokurov, un maestro anche di umanità.

Da Venezia, Luca Pellegrini per Radio Vaticana








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