2015-09-03 15:00:00

Regno Unito: appello card. Nichols contro legge sull'eutanasia


In vista del voto alla Camera dei Comuni della legge sul suicidio assistito, prevista l’11 settembre, il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew), ha rivolto un nuovo pressante appello ai cattolici del Regno Unito a contattare i parlamentari per far sentire la propria voce. Se approvato, l’Assisted Dying Bill permetterà ai medici di iniettare farmaci letali ai malati terminali adulti per portarli al suicidio.

Cure palliative, non assistenza al suicidio, che è un omicidio assistito
In una dichiarazione pubblicata sul sito dell’arcidiocesi di Westminster, il card. Nichols ribadisce che “aiutare qualcuno a suicidarsi compromette la dignità umana” del medico e del paziente e che un simile atto “equivale a un omicidio assistito”. Dare il permesso ai medici di fare questo, evidenzia, “si basa sulla premessa che alcune vite valgono meno di altre ed “è in contrasto con il principio di ‘non nuocere’ alla base di tutta la pratica medica”.  Quindi, il presidente dei vescovi inglesi e gallesi ricorda che “le persone gravemente malate o colpite da una malattia terminale meritano tutte le migliori cure” che la società può mettere a loro disposizione e che “esse non devono sentirsi un peso”. In questo senso è necessario puntare piuttosto sulle “cure palliative che hanno fatto grandi progressi negli ultimi decenni”.

Impossibile garantire che la scelta delle persone sia veramente libera
L’ultima considerazione del card. Nichols è che “se il suicidio assistito diventa legale,  sarà impossibile garantire che le decisioni delle persone non saranno condizionate da pressioni o da costrizioni, non solo esterne, ma anche interiori”. Di qui l’invito ai fedeli a contattare i propri parlamentari su questo importantissimo problema prima del voto.

Contro il progetto di legge la maggioranza dei medici inglesi
​Contro l’Assisted Dying Bill si sono pronunciate, tra gli altri, la British Medical Association e i Medical Royal Colleges, in quanto violerebbe i principi fondamentali della deontologia medica. (L.Z.)








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