2015-09-01 13:56:00

Stop treni a est di Budapest: ingestibile il numero di profughi


Dall'inizio dell'anno, piu' di 2.643 persone sono morte in mare nel tentativo di raggiungere l'Europa mentre oltre 350.000 sono quanti hanno attraversato il Mediterraneo. E' quanto riferisce l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Intanto, t raffico sospeso nella stazione ferroviaria Keleti di Budapest, che si trova a est della città ungherese. Da giorni è il punto di partenza di migliaia e migliaia di profughi diretti in Austria o Germania. Ma sulla questione immigrazione, l’aggiornamento nel servizio di Fausta Speranza:

Nella giornata di ieri 3.650 migranti e profughi giunti in treno a Vienna da Budapest. 1500 in attesa oggi alla frontiera tra Grecia e Macedonia. La questione resta delicata e urgente sia sul fronte dell’est europeo sia sul fronte del Mediterraneo. 4 cadaveri sono stati recuperati su un gommone al largo della Libia e 400 persone invece per fortuna sono state soccorse su diversi gommoni nella notte. 

L’Onu ricorda che nella stragrande maggioranza si tratta di profughi, in fuga da Iraq, Siria, Afghanistan e ricorda le "profonde implicazioni legali". In sostanza significa il diritto d’asilo che si riconosce a chi scappa da guerre, torture. Il punto è che al momento i criteri e gli standard di azione in tema di diritto di asilo solo diversi nei diversi paesi europei. E c’è poi il famoso Accordo di Dublino che vincola all’accoglienza il Paese che riconosce il diritto di asilo. Questo rappresenta un problema per Italia e Grecia, e ora Ungheria, primi approdi dei fuggitivi che spessissimo non vogliono rimanere nel sud Europa ma vogliono raggiungere Paesi del Nord, in primis la Germania. Da più parti si invocano standard comuni per i criteri di riconoscimento del diritto d’asilo e la revisione dell’accordo raggiunto in altri tempi a Dublino.

Sappiamo che il 14 settembre i leader europei si ritroveranno per un vertice straordinario proprio sull’immigrazione: si dovrebbe discutere anche di questo. Intanto, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia fanno sapere che si incontreranno prima, alla fine di questa settimana. Si tratta dei quattro Stati dell’est che hanno opposto forti resistenze di fronte allo schema di ricollocamento su scala europea di circa 30.000 richiedenti asilo da Italia e Grecia, approvato a luglio dai capi di Stato e di governo.   

Resta l'appello dei vescovi europei: padre Luis Okulik, segretario della Commissione 'Caritas in Veritate' del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ribadisce che: “Capita spesso che alcuni governi in Europa abbiano la tendenza a proteggersi e fanno delle proposte che sono in contraddizione con quanto finora previsto dalle normative europee. Questo mette allo scoperto una debolezza di tutto il sistema europeo”.








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