In Europa ci può essere fratellanza solo se ci si apre a Dio: è quanto afferma Papa Francesco in un messaggio, in occasione della solenne celebrazione eucaristica per il 1400° anniversario della morte di San Colombano, svoltasi ieri a Bobbio, in provincia di Piacenza, presenti le comunità colombaniane di diversi Paesi europei. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Fratelli solo se aperti a Dio
“Nel cuore dell’Europa ci può essere fratellanza tra
i popoli solo se esiste una civiltà aperta a Dio”: così il Papa in un messaggio a
firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin inviato al vescovo di Piacenza-
Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, ricordando il grande evangelizzatore irlandese, San
Colombano, morto 1400 anni fa a Bobbio il 23
novembre 615. “Colombano – si legge nel messaggio
– ha sempre nutrito un’idea ‘europea’ del suo impegno ecclesiale” facendo “riferimento
al compito di tutti i cristiani di collaborare affinché le diverse genti del continente”
potessero vivere “nella pace e nell’unità”. “La
sua vita di preghiera, di ascesi e di studio” non “lo ha mai reso lontano o disattento
rispetto alle vicende religiose e politiche dell’epoca, nelle quali anzi è intervenuto
più volte, con toni decisi, evocando la figura severa di san Giovanni Battista”.
Evangelizzatore non con l'imposizione ma con la testimonianza
Dopo trent’anni di permanenza in monastero – si legge
ancora nel messaggio - “Colombano fa proprio l’ideale ascetico tipico delle comunità
irlandesi, quello della peregrinatio pro Christo, e si fa pellegrino nell’Europa continentale,
con l’intento di far riscoprire la luce del Vangelo in alcune regioni europee già
scristianizzate dopo l’immigrazione di popoli dal Nord-Est”. Approda sulla costa bretone
con un gruppo di monaci e, “con la benevola accoglienza del re dei Franchi”, dà inizio
“a una grande opera di evangelizzazione dell’Europa, non attraverso l’imposizione
del Credo, ma mediante l’attrazione che esercitava lo stile di vita dei monaci: la
testimonianza di uomini che pregavano, lavoravano la terra, studiavano, e conducevano
una vita sobria, basata sulle cose spirituali e materiali essenziali, e rigorosa sul
piano morale”.
Apostolo della Confessione
San Colombano – ricorda il Papa – è stato “un canale
privilegiato della grazia di Dio, attraendo fiumi di pellegrini e penitenti, e accogliendo
nei tanti nuovi monasteri moltissimi giovani, che abbracciavano la sua Regula monachorum.
Convinto com’era che la grazia è l’aiuto specifico che la Provvidenza dona ad ogni
creatura umana che con fede accoglie l’amore di Dio nella propria esistenza”, è stato
“diffusore intrepido della Confessione, Sacramento di natura personale, da ripetere
nella esistenza di ognuno, quale mezzo insostituibile per un serio cammino di conversione”.
Monasteri, centri di irradiazione spirituale, intellettuale e sociale
I suoi monasteri “divennero fari di irradiazione spirituale,
intellettuale e sociale”: Bangor in Irlanda, Annegrey e Luxeuil in Francia, Sankt
Gallen in Svizzera, la regione di Bregen in Germania. Tappa finale dell’itinerario
del santo Abate è stata Bobbio: “il monastero dove visse gli ultimi anni, fino alla
morte, divenne un centro di cultura del livello di Montecassino ed oggi custodisce
le sue spoglie mortali”. Anche nell’ultima fase della sua missione, ha promosso “l’unità
spirituale dei popoli europei lottando per superare le lacerazioni dovute alla presenza
nel Nord Italia dell’eresia ariana, che aveva rotto la comunione tra i Longobardi
e il Vescovo di Roma”.
Attingere a Cristo
Come ha affermato Benedetto XVI, San Colombano può
essere realmente considerato uno dei “Padri dell’Europa”: “la sua grande cultura,
la sua energia spirituale e il suo stile morale ci mostrano chiaramente – afferma
il messaggio - dove attingere perché anche nel nostro tempo tale civiltà possa ravvivarsi
nel continente europeo”.
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