2015-08-27 08:02:00

Usa: Obama riapre dibattito su armi dopo uccisione due reporter Tv


Gli Stati Uniti s’interrogano sulle tragedie causate dalle armi da fuoco, dopo i tre episodi di folle violenza accaduti ieri costati la vita a quattro persone. “Ho il cuore spezzato”, ha commentato il presidente Obama la notizia dei due giovani reporter di una Tv locale in Virginia, uccisi in diretta, le cui immagini sono state postate su Internet anche dall’omicida prima di togliersi la vita. Il servizio di Roberta Gisotti:

In America le persone uccise dalle armi da fuoco sono molto superiori alle vittime del terrorismo”, lo ha rivelato Obama intervistato dopo la morte in diretta della giornalista Alison Parker 24 anni e del cameramen Adam Ward 27 anni di un emittente di Roanoke, in Virginia, affiliata alla Cbs, uccisi da un ex collega mentre erano impegnati in un’intervista alla direttrice della Camera di commercio locale, rimasta ferita gravemente. L’omicida Vester Lee Flanagan 41 anni, afroamericano si è sparato nella sua auto, prima di essere catturato dalla polizia e morire in ospedale. Le ragioni del folle gesto, postato dallo stesso killer sui social, sono forse in un fax di 23 pagine inviato nei giorni precedenti alla sede della Abc News, ora al vaglio degli inquirenti. Terrore anche in Luosiana, dove un uomo ha seminato il panico in un minimarket, dopo avere accoltellato in un appartamento due donne uccidendone una, oltre ad un poliziotto, prima di essere catturato. Ed ancora nella West Virginia, un 14enne ha tenuto in ostaggio con una pistola un’insegnante ed un’intera classe di 27 studenti, per poi arrendersi. 

Da tempo la Casa Bianca sta chiedendo al Congresso una stretta sulla vendita delle armi ai privati e maggiori controlli sugli acquirenti, ma il dibattito resta aperto, come spiega Massimo Teodori, docente di Storia degli Stati Uniti all’Università di Perugia, al microfono di Elvira Ragosta:

R. – La prima è una ragione storica: l’eredità di una nazione che è vissuta sulla frontiera, avanzando verso Ovest, e quindi sempre di fronte agli avversari o alla natura, in cui l’uso delle armi era normale. La seconda ragione è l’organizzazione federalista degli Stati Uniti, in cui vengono fuori tutte le contraddizioni della democrazia, nel senso che le leggi che regolano le armi, la capacità di acquistare, di portare le armi e via di seguito, sono tutte leggi statali, contro le quali il governo federale può fare poco o nulla.

D. – Il presidente Obama ha tentato di frenare questa diffusione, ma la pressione delle lobby delle armi, al Congresso si è imposta …

R. – Si è tentato in questi anni, in questi decenni, più volte da parte di iniziative federali, presidenziali e congressuali di limitare l’uso delle armi. Limitare l’uso soprattutto in quegli Stati che non lo limitano, perché non dobbiamo dimenticare che le leggi statali sono molto diverse, per esempio, in città come la costa occidentale e la costa orientale, le grandi città – New York e San Francisco – ci sono delle leggi molto  più strette rispetto a quelle che ci sono negli Stati dell’Ovest e del Sud. Ma in realtà, il potere presidenziale e lo stesso Congresso federale possono poco, rispetto alla sovranità che in questo campo, cioè nel campo della politica interna e quindi delle armi, hanno i singoli Stati. E a questo si aggiunge, naturalmente, la fortissima lobby delle armi che agisce in Congresso sui singoli deputati e senatori, a cui si ricorda che la popolazione dei loro collegi elettorali è contraria a qualsiasi limitazione.

D. – C’è poi un altro elemento, nell’episodio di oggi, che è la spettacolarizzazione dell’evento. La sparatoria avviene in diretta tv, durante l’intervista, poi il killer sembra aver postato sui “social network” la sua ripresa dell’evento.

R. – Questo mi pare uno dei guai che il mondo come lo stiamo vivendo attraverso le immagini che corrono immediatamente sui “social network” e in altri mezzi di comunicazione di massa, mi pare che questo sia uno dei mali che provoca l’effetto-imitazione. Così è stato, per esempio, con le varie polizie rispetto ai neri, così lo è oggi rispetto a questa sparatoria. Credo che su questo piano sia difficile porre limitazioni, anche se si dovrebbero porre come – ad esempio – noi in Europa riusciamo a porle.








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