2015-08-25 18:54:00

Libia: nuove esecuzioni a Sirte da parte dello Stato Islamico


In Libia i miliziani del sedicente Stato Islamico si sono resi responsabili di nuove uccisioni nella città di Sirte, dove nelle scorse ore hanno istituito un emirato: quattro le vittime. E mentre il governo di Tobruk annuncia un’offensiva, i combattimenti tra milizie rivali infuriano anche in altre parti del paese. Il servizio di Davide Maggiore:

Non è stato ancora possibile stabilire l’identità dei quattro uomini uccisi a Sirte dai miliziani dell’autoproclamato emirato. Uno, tuttavia, è stato accusato dai suoi carnefici di essere una spia del governo di Tripoli e della coalizione d’ispirazione islamica che lo sostiene, Alba libica. La sua morte è stata ripresa in un video, diffuso su Internet, e il suo corpo è stato poi legato a una rudimentale croce ed esposto in pubblico. Un ulteriore segno che, dopo i recenti scontri, il gruppo estremista sta riprendendo il controllo della città, dove riscuote anche tasse, impone programmi scolastici e crea tribunali che applicano la sua legge. A lanciare un’offensiva su Sirte si è detto pronto il generale Khalifa Haftar, fedele al governo di Tobruk. Ma anche nell’est del paese si combatte: a Bengasi, negli ultimi due giorni, almeno un soldato è morto e cinque sono rimasti feriti in scontri con un’altra milizia. Le speranze di una pacificazione tra le autorità di Tripoli e quelle di Tobruk restano affidate alla mediazione Onu, di cui il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha discusso oggi in una telefonata con l’inviato del palazzo di Vetro, Bernardino Leon.

Solo ieri su internet miliziani del sedicente Stato islamico hanno lanciato nuove minacce contro l’Occidente e in particolare con Roma. Ma Sirte può davvero rappresentare il punto di partenza di un eventuale attacco dei miliziani del cosiddetto Stato islamico verso l’Italia? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Francesco Tosato, analista del Centro Studi Internazionali:

R. – È importante tenere presenti le esigenze di propaganda dei miliziani jihadisti. Questo tipo di messaggi dirompenti fa parte di una strategia per avvalorare le presenza di una minaccia che, di per sé, è al momento più che altro circoscritta alla situazione libica. Può invece generare fenomeni di emulazione da parte di lupi solitari rispetto allo scenario europeo. Quindi, non la possibilità di un attacco diretto, da Sirte, nei confronti dell’Italia.

D. – Desta molta preoccupazione la situazione in Libia, dove miliziani del sedicente Stato islamico hanno creato un vero e proprio emirato sul modello di quelli già stabiliti a Raqqa, in Siria, e a Mossul, in Iraq…

R. – La situazione libica va assolutamente risolta in qualche modo. La comunità internazionale sta cercando in tutti i modi di arrivare a una composizione del difficile quadro etnico e delle componenti di quello che è lo scenario sociale libico. Ma queste componenti non riescono a mettersi d’accordo rispetto alla formazione di un governo di unità nazionale. Ora, onde evitare gli errori del 2011 e della precedente operazione internazionale in Libia, è evidente che qualunque tipo di soluzione per la crisi libica non può prescindere dai libici. Di conseguenza, è fondamentale che prima che la comunità internazionale possa avere una presenza anche più diretta nello scenario libico, si abbia una piattaforma politica almeno con un quadro di possibile stabilità iniziale condivisa dai libici. Una piattaforma che consenta, sostanzialmente, di non vedere l’intervento della comunità internazionale come qualcosa di assolutamente estraneo alla realtà locale. Il problema di fondo è quello di trovare un modo di ricomporre la frattura tra il governo internazionalmente riconosciuto, quello di Tobruk, rispetto alle entità di Tripoli. Fino a quando non si riuscirà ad aver una minima base di cooperazione tra queste due entità, non si potrà giungere a una soluzione che possa essere condivisa e che possa riportare la Libia a un quadro di maggiore stabilità. Questa è la frattura che comunque cercano di sfruttare i combattenti jihadisti e, in particolare, coloro che fanno riferimento allo Stato islamico.








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