2015-08-24 13:42:00

Libano, scontri tra polizia e manifestanti: 400 feriti


Secondo la Croce Rossa libanese, sono 400 i feriti negli scontri, scoppiati lo scorso fine-settimana a Beirut, tra polizia e manifestanti scesi in piazza contro il governo per l’emergenza rifiuti. La protesta, portata avanti dal movimento “You stick” e scaturita dalla chiusura della principale discarica di Beirut, è più generalmente rivolta contro la paralisi politica e la corruzione nel Paese. Annunciata e poi smentita la notizia della morte di un manifestante, tra i feriti ci sarebbero anche 99 agenti. La polizia ha reso noto di aver arrestato 32 persone nel corso delle proteste, mentre il ministro dell’Interno, Nohad al Machnouq, dopo un incontro con il premier, Tammam Salam, ha affermato il pieno diritto di manifestare degli attivisti del movimento “You Stick”, "ma - ha aggiunto - ci sono alcuni gruppi legati a certi partiti politici che hanno un'agenda diversa". Sulla crisi che interessa il Libano, da oltre un anno senza presidente della Repubblica per la mancata intesa tra le diverse formazioni politiche a trovare un accordo sul nome del successore di Michel Suleiman, Elvira Ragosta ha intervistato Stefania Azzolina, del Cesi, Centro studi internazionali:

R. – E’ da un anno che le due coalizioni che compongono il governo nazionale non riescono a trovare una sintesi e quindi un nome che riesca a mettere d’accordo le diverse anime del governo. Inoltre, elemento molto importante è che i due schieramenti sono divisi anche nel contesto siriano. La coalizione dell’8 marzo a maggioranza sciita, che vede anche in essa Hezbollah, appoggia il regime di Assad, mentre dall’altra parte la coalizione del 14 maggio, a maggioranza sunnita, è molto più vicina ai ribelli siriani. Tutto questo che cosa ha determinato? Ha determinato anche la decisione di fissare lo scioglimento delle Camere previsto nel 2013 addirittura al 2017, proprio per evitare che questo scontro istituzionale potesse determinare una vera e propria crisi del Paese.

D. – Una protesta quindi contro la corruzione, contro il malgoverno, contro la paralisi politica. Ma chi sono questi manifestanti? Dalle immagini si vedono molti giovani in piazza…

R. – Sì, sono prevalentemente giovani che sono afferenti principalmente a questo movimento “You Stick” che appunto ha manifestato contro questi grandi cumuli di spazzatura in città. Parliamo di una fascia di popolazione, quella dei giovani, che è esasperata dalla crisi istituzionale e dalla corruzione che caratterizza il panorama governativo libanese ed è magari una fascia di popolazione giovanile che magari non vede un futuro roseo, cioè non vede la propria affermazione all’interno di una società così complessa.

D. – Che prospettive ci sono, secondo lei, per il futuro politico del Paese?

R. – Evitare uno scontro in questo momento può sembrare una saggia decisione per evitare il completo collasso istituzionale del Paese. Il Libano è da sempre caratterizzato dalla ricerca di un equilibrio a livello istituzionale, un sistema formato da pesi e contrappesi volto a garantire un’adeguata rappresentatività in ambito istituzionale delle tantissime componenti etnico-religiose del Paese.

D. – Anche per questo la legge prevede che il nuovo presidente della Repubblica debba essere di confessione cristiana…

R. – Sì, un cristiano maronita. In realtà, si è tentato nei mesi precedenti di trovare una sintesi. Sono stati anche proposti referendum per riavvicinare la popolazione allo svolgimento della vita istituzionale del Paese ma, ripeto, le grandi contrapposizioni hanno portato alla fine sempre a un nulla di fatto e a uno stallo e in questo momento la crisi siriana si sta prepotentemente riflettendo sugli equilibri istituzionali, già di per sé storicamente fragili del Paese.

D. – Quindi, secondo lei la mancanza di un equilibrio geopolitico regionale influisce anche sulla situazione che si è venuta a creare negli ultimi decenni in Libano, una volta considerato la Svizzera del Medio Oriente, un esempio di convivenza tra più religioni?

R. – Assolutamente sì. Il Libano è sempre stata la cartina di tornasole delle contrapposizioni che caratterizzavano l’intera area mediorientale, per cui questo elemento si manifesta nuovamente anche nell’attualità e in riferimento alla crisi siriana. Quindi, credo si potrebbe ritornare a una fase di maggiore stabilità all’interno del Libano, laddove si riuscisse a trovare una sintesi anche in relazione alla crisi che viviamo oggi in Siria.








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