2015-08-24 13:45:00

Economia: in forte calo borse asiatiche ed europee


Un lunedì nero per le borse: il crollo di Shanghai, che chiude a -8,49% oltre a contagiare i mercati asiatici trascina a fondo i listini del Vecchio Continente con la peggior seduta borsistica dal 2011. Un 'panic selling' che non ha risparmiato Piazza Affari che cede il 6 per cento. La chiusura più pesante per Atene: -11%. Anche lo spread Btp/Bund sale a 135 punti base. Precipita il prezzo del petrolio e delle materie prime, mentre l’Euro rimonta a 1,17 sul dollaro. Negli Stati Uniti: a Wall Street il Dow Jones perde il 6 per cento. Sulla situazione che si sta creando nell’economia globale a causa delle difficoltà cinesi, Giancarlo La Vella ha intervistato Angelo Baglioni, docente di Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano:

R. - Prosegue questo momento di crisi, che sembra essere stato scatenato sui mercati dalla decisione della Banca centrale cinese di svalutare lo yuan di circa il 5%. Questo è stato un segnale di  debolezza dell’economia cinese: ha gettato un po’ nel panico gli investitori locali e anche quelli delle borse internazionali, cioè si teme la contrazione dell’economia cinese, che naturalmente vuol dire poi difficoltà di esportare in Cina per Paesi come la Germania o anche alcuni esportatori italiani. Questo significa che si diventa meno competitivi nei confronti della Cina, perché comunque la si guardi di fatto è stata una svalutazione competitiva e quindi questo fa sì che sia più difficile per gli altri Paesi esportare in Cina e viceversa, presumibilmente aumenteranno le importazioni dalla Cina.

D. - Considerando che il petrolio è in caduta libera, e che anche, andando a vedere la Russia, il rublo sta perdendo nei confronto di euro e dollaro, questo vuol dire che l’economia mondiale è strettamente collegata in questo momento?

R. - Sì, l’economia mondiale è molto interconnessa, sia per i flussi commerciali che per le interconnessioni finanziarie. Per quanto riguarda il prezzo delle materie prime e del petrolio, è chiaro che il rallentamento della Cina, Paese dal grande impatto di mercato, naturalmente faccia sì che il prezzo del petrolio e delle materie prime che vengono utilizzate si riduca, perché si contrae la domanda. Questo ha un effetto negativo sui Paesi esportatori di petrolio, di gas e di materie prime, come la Russia. Questo spiega il calo del rublo.

D. - L’economia cinese è considerata in questo momento debole, ma è un’economia che naviga sempre su un +7% del Pil. Si tratta forse di preoccupazioni ingiustificate?

R: - No, le preoccupazioni sono, a mio avviso, giustificate per il fatto che si è verificata una sorta di "bolla", una crescita molto sostenuta dall’indebitamento privato - non pubblico come da noi - che ha sostenuto il mercato immobiliare, ha fatto crescere molto il settore delle costruzioni e i prezzi del settore immobiliare. Di conseguenza, c'è stato un sensibile aumento della borsa. Quindi, ci sono degli squilibri di carattere finanziario che adesso, a quanto pare, stanno subendo una brusca correzione .

D. - Quali scenari a breve termine è possibile immaginare?

R. - Probabilmente, si assisterà a un’ulteriore svalutazione della moneta cinese. Ci saranno, quindi, ulteriori correzioni sui mercati di borsa. Il punto di domanda adesso riguarda anche quello che si prospetta negli Stati Uniti. Il tutto dà vita a uno scenario effettivamente abbastanza preoccupante, perché, se dovesse esserci un rallentamento anche degli Stati Uniti, che si somma al rallentamento della Cina e degli altri Paesi emergenti, effettivamente si creerebbe uno scenario anche molto preoccupante per l’Europa, che già ha tutti i suoi problemi e potrebbe risentire di un rallentamento internazionale.








All the contents on this site are copyrighted ©.