Crescono in Vietnam le preoccupazioni della Chiesa e delle altre comunità cristiane per la Legge presentata dal Governo sulla fede e la religione che rischia di segnare un giro di vite sulla libertà religiosa nel Paese. Il testo del progetto è stato discusso nei giorni scorsi dalla Commissione permanente dell’Assemblea nazionale, senza subire sostanziali modifiche rispetto alle precedenti bozze, nonostante le forti riserve espresse dai vescovi vietnamiti. A suscitare maggiore preoccupazione è la norma che stabilisce l’obbligo per tutte le organizzazioni religiose di riportare alle autorità qualsiasi attività interna, che siano cerimonie, attività di formazione, o aspetti organizzativi, pena la loro messa al bando.
Per i vescovi la legge è una battuta d’arresto per la libertà religiosa
Interpellati dal Comitato per gli affari religiosi nel mese di maggio, i vescovi avevano
osservato che la normativa proposta viola “il diritto alla libertà di religione e
di fede” va contro la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Costituzione
della Repubblica socialista del Vietnam modificata nel 2013. Secondo i presuli, si
tratta di una “battuta d'arresto” rispetto all’Ordinanza sulle credenze e le religioni
del 2004 e ai due successivi decreti del 2005 e del 2013 che regolano le attività
dei gruppi religiosi nel Paese. Preoccupazioni condivise da mons. Leopoldo Girelli,
dal 2011 rappresentante pontificio non residente per il Vietnam, che all’agenzia Ucan
ha confermato che la Chiesa locale chiede di essere più coinvolta e consultata sulla
nuova normativa prima della sua definitiva approvazione prevista l’anno prossimo.
Sviluppi positivi nelle relazioni tra Vietnam e Santa Sede
La Chiesa cattolica figura oggi tra le sei religioni ufficialmente riconosciute dal
Governo vietnamita. Dopo le persecuzioni nel Nord durante la guerra e quelle seguite
alla riunificazione del Paese nel 1975, a partire dagli anni ’80, con la cosiddetta
politica del “rinnovamento” (dôi moi) e della "socializzazione", le autorità vietnamite
hanno cominciato ad ammorbidire in parte la politica anti-religiosa. Tra i segnali
di questo nuovo corso, lo sviluppo positivo registrato in questi anni delle relazioni
con la Santa Sede, confermato dal quinto incontro del Gruppo di lavoro congiunto svoltosi
nel settembre 2014 ad Hanoi. Inoltre, ai vescovi è concessa maggiore libertà di movimento,
gli ingressi nei seminari sono meno contingentati e la Chiesa può svolgere attività
caritative e sociali.
Continua l’azione repressiva verso le minoranze
Anche se migliorata rispetto al passato e nonostante il Governo affermi che la libertà
religiosa è sancita dalla Costituzione ed è rispettata, continua peraltro l’azione
repressiva nei confronti di alcune minoranze, come i montagnard, etnia che vive negli
altopiani centrali e che in maggioranza professa la religione cristiana. (L.Z.)
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