2015-08-20 14:00:00

Attentato Is al Cairo. Vescovo Assiut: lotta contro terrorismo è dura


Si allunga l’ombra del sedicente Stato Islamico sulle esplosioni che nelle prime ore del giorno hanno colpito la sede della Sicurezza nazionale egiziana a nord del Cairo, provocando almeno 29 feriti. In mattinata è stato diffuso un comunicato dell’Is che rivendica l’attentato e che minaccia nuovi attacchi. Solo due giorni fa in Egitto è stata approvata una legge che inasprisce le misure anti terrorismo, assegnando ancora maggiori poteri alla polizia. Mentre ieri il presidente egiziano al Sisi ha ricordato la responsabilità delle guide religiose nel contrasto all’estremismo. Marco Guerra ha intervistato il vescovo copto cattolico di Assiut, mons. Kyrillos William:

R. – Si deve temere e fare più attenzione. Mi sembra comunque che la nostra sicurezza starà più attenta e forse questo episodio la risveglierà in modo particolare. Perché non solo non vogliamo lo Stato Islamico, ma adesso c’è una campagna popolare contro i partiti religiosi islamisti in corsa. Vogliono raccogliere 25 milioni di firme. L’Egitto è un Paese che non vuole questo sedicente Stato Islamico, vuole uno Stato civile, e tutti i discorsi del presidente condannano sempre questo islamismo.

D. – C’è una proposta per abolire tutti i partiti di radice islamista. Questo è un rischio o è un’opportunità?

R. – Se i salafiti arriveranno in Parlamento si comporteranno peggio dei Fratelli Musulmani. La questione è la separazione completa tra religioni e lo Stato. Siamo capaci di fare questo o no? Se non sarà fatto, ci sarà ancora un lungo periodo di caos. Noi sappiamo che la dura lotta al terrorismo durerà un po’ di anni, un po’ di tempo, però tutti sono schierati, specialmente la sicurezza, la polizia, i militari e anche la popolazione sostiene sempre le forze di sicurezza, le forze armate, contro questo fenomeno.

D. – Ci sono stati, però, il caso dell’ingegnere croato rapito, le violenze nel Sinai e quest’ultimo attentato. Questo significa che c’è una notevole agibilità da parte di questi terroristi sul territorio egiziano…

R. – Alcuni scrittori accusano le istituzioni islamiche di seminare queste idee estremiste del sedicente Stato Islamico in Egitto e reclamano un rinnovamento del discorso religioso, come lo reclama il presidente, spesso, nei suoi discorsi. Adesso, forse, ci si sentirà in pericolo dopo questi episodi degli ultimi giorni e si farà qualcosa di concreto per cambiare questo discorso, questo pensiero che si è inculcato presso alcuni.

D. – Lo stesso al-Sisi chiede ai leader religiosi musulmani di contribuire alla stabilizzazione del Paese…

R. – Devono fare lo sforzo di cambiare il tono del loro discorso. Abbiamo qui ad Assiut il vice ministro del Welfare, un amico, che mi ha parlato di una sua iniziativa, di un training per i predicatori, per cambiare il modo di fare i discorsi. Poi c’è l’idea di coinvolgere alcuni imam, predicatori musulmani e anche alcuni sacerdoti. E io gli ho detto: “Volentieri, facciamolo”. Da parte nostra non c’è problema. Se collaboriamo a questo, sentiranno che siamo uniti nella volontà di cambiare. Stiamo guardando veramente al futuro. La scorsa settimana siamo stati invitati all’inaugurazione del nuovo Canale di Suez e il presidente ha annunciato vari progetti nazionali per il bene del Paese. Questo fa invidia alle forze terroristiche e le spinge a fare qualcosa per dire “siamo ancora qui” e a voler ostacolare ogni progresso.








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