L’apertura ad una maggiore “flessibilità” nell’applicazione degli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia nei diversi contesti culturali, politici ed economici. E’ questa la strada che potrebbe indicare il prossimo Sinodo ordinario dei vescovi sulla famiglia a ottobre. Ad affermarlo all’agenzia Cns è il cardinale etiopico Berhaneyesus Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba.
La Chiesa è universale, ma i contesti e i problemi sono diversi
Il porporato parte da una constatazione: “La Chiesa cattolica è un’istituzione universale,
umana e divina, non è né europea, né canadese, né statunitense; è una realtà diversificata,
perché i problemi che devono affrontare le famiglie sono diversi da Paese a Paese”.
Se per l’Europa e il Nord America il problema è quello di trovare risposte pastorali
alla legalizzazione delle unioni omosessuali e alla questione dei fedeli divorziati
e risposati, in altri Paesi le famiglie devono affrontare le difficoltà derivanti
dalla globalizzazione e dalla rapida urbanizzazione. “In Etiopia, ad esempio, il vero
grande problema è la povertà: se manca la sicurezza economica avrai un marito che
lavora da una parte e la moglie che lavora dall’altra: la famiglia si separa e chi
ne soffre sono i figli”. La sfida per la Chiesa locale sarà quindi di contribuire
ad alleviare la povertà.
Fare in modo che il Vangelo sia inculturato in una determinata società
In questo senso il ruolo delle Conferenze episcopali, secondo il card. Souraphiel,
dovrebbe essere quello di aiutare i singoli vescovi ad adattare le indicazioni emerse
dal Sinodo alla realtà dei loro rispettivi Paesi e regioni: “Il compito delle conferenze
episcopali non è di cambiare gli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo o la dottrina
della Chiesa, ma di fare in modo che il Vangelo sia inculturato in una determinata
società”. L’arcivescovo di Addis Abeba richiama in proposito gli insegnamenti del
Concilio sulla sussidiarietà, il principio per cui la responsabilità di risolvere
un problema non riposa in capo all’autorità centrale suprema, ma alle persone che
lo devono affrontare: “La decisione presa da una famiglia a un determinato livello
– ad esempio quanti figli avere - dovrebbe essere rispettata e questo dovrebbe valere
anche per un singolo vescovo”.
La Chiesa africana farà sentire la sua voce al Sinodo
Quanto al ruolo dei vescovi africani al Sinodo, il card. Souraphiel afferma che essi
faranno sentire la loro voce in difesa della vita e della famiglia: “Molte cose cambieranno
e stanno già cambiando. Ma ci devono anche essere dei valori che restano: l’amore
tra marito e moglie, il rispetto tra figli e genitori e il rispetto per gli anziani.
La grande domanda – conclude - è che cosa dovrebbe essere cambiato e cosa dovrebbe
restare”. (A cura di Lisa Zengarini)
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