2015-08-17 14:30:00

Chiesa di Malta: per la famiglia il balsamo della misericordia


“Un balsamo di misericordia per la famiglia”: si intitola così la lunga lettera pastorale che mons. Mario Grech, vescovo di Gozo, sull’isola di Malta, ha diffuso in occasione della Solennità dell’Assunzione di Maria. Il documento parte, innanzitutto, da una constatazione: la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna è ancora un’istituzione molto apprezzata, per i benefici che comporta a livello “umano, sociale e spirituale”, tanto che “il desiderio di formare una famiglia rimane fortemente radicato nella natura umana”. E questo avviene nonostante le numerose situazioni difficili provocate da separazioni, divorzi, seconde nozze, relazioni adulterine, “in contrasto con i precetti evangelici”.

Crisi della famiglia induce a crisi della fede. Allarme per “tsunami culturale”
Mons. Grech cita, inoltre, “lo tsunami culturale”, ovvero “i rapidi ed enormi cambiamenti che mettono seriamente in discussione le convinzioni consolidate” sulla famiglia ed il matrimonio, i cui valori sono stati “ridotti ed indeboliti”, da leggi sul divorzio (introdotto a Malta nel 2011, tramite referendum), unioni civili, teoria del gender, procreazione assistita. Non solo, nota il presule: spesso “la crisi del matrimonio induce ad una crisi della fede”, perché nei momenti di difficoltà “è facile cedere alla tentazione di voltare le spalle a Dio”.

Famiglia fondata su matrimonio, sacramento indissolubile tra uomo e donna
Di qui, la riflessione che il vescovo di Gozo fa riguardo al 14.mo Sinodo generale ordinario che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre, sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. In primo luogo, mons. Grech assicura che “non c’è alcuna intenzione, da parte della Chiesa, di cambiare la dottrina sul matrimonio e la famiglia”: “il matrimonio è un sacramento”, scrive, ed  “il fondamento della famiglia è nelle nozze tra uomo e donna, legati da amore indissolubile, fedele ed aperto alla vita”.

Divorziati risposati non sono scomunicati e fanno parte della Chiesa
Soffermandosi, poi, sui divorziati risposati, mons. Grech sottolinea che, sebbene essi vivano una situazione contraria al sacramento cristiano, tuttavia, come dice Papa Francesco, “non sono scomunicati e fanno sempre parte della Chiesa”. No ad una Chiesa “dalle porte chiuse”, dunque – è il monito del presule – perché “la Barca di Pietro è il rifugio di tutti i peccatori e finché c’è vita, c’è speranza di conversione”. “Nella Chiesa – ribadisce il vescovo – c’è posto per tutti coloro che credono in Dio”, perché “nessuno è escluso, né irrimediabilmente perduto o scartato”.

Misericordia non mette a rischio dottrina su matrimonio e famiglia
In quest’ottica, mons. Grech dedica un’ampia parte della sua lettera pastorale al tema della misericordia, “parola-chiave” del rapporto uomo-Dio, lente con la quale guardare al prossimo Sinodo. “Non è un segreto – scrive il presule – che ci siano aspettative sulle conclusioni sinodali riguardo alla situazione pastorale dei divorziati risposati”. E su questo punto, il vescovo maltese afferma: “Chi propone la caduta di certe barriere tra coloro che sono in una relazione irregolare ma credono in Cristo Salvatore, ed il resto della comunità, non sta mettendo a rischio la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio, bensì desidera rendere possibile l’esperienza del balsamo della misericordia di Dio, secondo la così detta ‘via penitenziale’”.

Misericordia è verità rivelata, non contrasta il Vangelo
“Cuore della dottrina cristiana”, “verità rivelata”, la misericordia di Dio – aggiunge il presule – “non potrà mai essere in contrasto con il Vangelo”, perché Dio misericordioso “tocca le ferite aperte e sanguinanti dell’umanità per guarirle”. In questo senso, “la misericordia presuppone la giustizia, ma allo stesso tempo va molto oltre” rispetto ad essa, perché “Dio dà all’uomo molto di più di quanto egli meriti”. L’auspicio, allora, è che al prossimo Sinodo la Chiesa, “rimanendo fedele al Vangelo della famiglia e sostenendo quelle famiglie che restano salde, cerchi, allo stesso tempo, di essere fedele al Vangelo della misericordia e di far sì che quanti hanno fallito nel loro primo matrimonio, possano sperare nella misericordia di Dio e gustare la gioia del Suo amore”.

Dare speranza alle coppie che hanno fallito nell’unione matrimoniale
Il riferimento, scrive il presule, può essere l’episodio evangelico delle nozze di Cana che trasmette “un messaggio di speranza a tutte quelle coppie che hanno esaurito il vino”, a causa “della povertà, della malattia o perché non si amano più”. Infatti, “Gesù sceglie di dare il vino migliore proprio a coloro che, per un motivo o per l’altro, pensano che le loro giare siano tutte rotte”, anzi: è proprio in esse che Egli riversa “il suo amore e la sua misericordia”. Naturalmente, sottolinea il vescovo di Gozo, da una parte “bisogna essere cauti nell’affidare questo tipo di vino” agli altri, ma dall’altra “non bisogna essere troppo rigidi”, perché “le giare sono piene e tanti vogliono sperimentare la tenerezza e la generosità di Dio”.

La Chiesa guardi l’umanità ferita con occhi misericordiosi
Seguendo, dunque, l’esempio della Vergine Maria “la Chiesa, attraverso il Sinodo, continui a guardare con occhi misericordiosi l’umanità profondamente ferita”, dissipando “l’oscurità che avvolge molti cuori”. (A cura di Isabella Piro)








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