Anche i vescovi del Bangladesh si uniscono all’unanime condanna del barbaro assassinio di Niladri Chatterjee, il blogger conosciuto in rete come Niloy Neel, massacrato il 7 agosto a colpi di mannaia da cinque uomini, probabilmente estremisti islamici. Niloy, ateo ma proveniente da una famiglia indù, scriveva in difesa delle minoranze contro il fondamentalismo religioso. È il quarto blogger ucciso dall’inizio dell’anno in Bangladesh.
Un attacco alla tolleranza religiosa e
alla libertà di espressione
Secondo il segretario della Commissione episcopale
per le Comunicazioni sociali, padre Jayonta S. Gomes, dietro a questi di attacchi
c’è una cultura dell’impunità e la negligenza del Governo nel proteggere queste persone.
“Siamo seriamente preoccupati da queste continue aggressioni e omicidi di blogger
nel nostro Paese, che sono un attacco alla tolleranza religiosa e alla libertà di
espressione”, ha dichiarato il sacerdote, citato dall’agenzia Ucan. “Un ateo può anche
essere una persona migliore di un credente”, ha aggiunto, osservando tuttavia che
la libertà di espressione dovrebbe essere esercitata “nel rispetto delle religioni
e senza ferire i sentimenti religiosi della gente”.
La condanna dei leader musulmani
Alla generale condanna dell’assassinio di Niloy si
sono uniti anche i leader musulmani del Paese che, peraltro, non risparmiano critiche
al governo bengalese per quella che considerano l’eccessiva libertà data ai blogger
di offendere i sentimenti religiosi dei musulmani. In questo senso si è espresso il
Mufti Ainul Islamcapo, imam della moschea Hizbul Bahar Jame e della madrassa di Dacca.
Blogger e attivisti da qualche tempo nelle
mire dei fondamentalisti islamici
Da diverso tempo gli estremisti islamici in Bangladesh
prendono di mira liberi pensatori e attivisti democratici, giustificando il loro assassinio
perché “atei”. Nel 2013 il primo blogger ad essere ucciso per le sue idee “contrarie
all’Islam” è stato Ahmed Rajib Haider. Lo scorso febbraio Avijt Roy è stato assassinato
vicino all’Università di Dhaka. A fine marzo, nella capitale, fondamentalisti musulmani
hanno ammazzato a colpi di machete Oyasiqur Rahman. Due mesi più tardi è stato il
turno di Ananta Bijoy Das, ucciso a Sylhet. Tutti e tre gli attivisti facevano parte
del "Ganajagaran Mancha", movimento laico e antifondamentalista. Lo scorso maggio,
il gruppo terroristico “Al Kaida Ansarullah Bangla Team 13” ha rivendicato le uccisioni
dei blogger “blasfemi” e ha recapitato a una lista di obiettivi lettere di minaccia
in cui promettono “la giusta morte” a coloro che criticano l’islam. A causa delle
minacce, diversi blogger sono stati costretti a lasciare il Paese. (L.Z.)
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