2015-08-08 17:42:00

Cresce l'emigrazione italiana verso gli altri Paesi europei


L’emigrazione dall'Italia, soprattutto quella giovanile, verso gli altri Paesi europei di recente è ripresa con numeri importanti. Lo spiega al microfono di Antonella Palermo, Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel mondo della Migrantes:

R. – Dal gennaio al dicembre 2013 sono partiti oltre 94 mila italiani, con una crescita – in un solo anno – di oltre il 19 per cento e che effettivamente ha portato soprattutto in Paesi dell’Europa: il primo in assoluto è il Regno Unito, a seguire la Germania, la Svizzera, la Francia e poi, dopo una serie di Paesi del Sud America e del Nord America, quindi Argentina, Brasile e Stati Uniti, abbiamo il Belgio.

D. – Qual è l’identikit dell’italiano che emigra per lavoro?

R – La maggior parte dei casi è un uomo, tra i 18 e i 34 anni, celibe, che si reca all’estero alla ricerca di una situazione migliorativa e di un lavoro che gli permetta di vivere dignitosamente e che rispetti un principio, che viene fuori in tutte le interviste, ovvero quello della meritocrazia: in tanti preferiscono fare un lavoro dequalificato rispetto a quella che è la loro formazione fuori dei confini nazionali, rispetto a quello che avviene in Italia.

D. – Lo zoccolo duro degli emigranti italiani oggi è sempre proveniente dal Sud Italia oppure no?

R. – A livello ufficiale generale la comunità degli italiani all’estero, che è di oltre 4 milioni e 600 mila, iscritti appunto all’anagrafe degli italiani residenti all’estero, è di origine meridionale. Se andiamo poi a vedere i nuovi flussi, si vede che in realtà l’origine è prevalentemente del nord. Sono anzitutto la Lombardia e il Veneto le prime due regioni di partenza degli oltre 94 mila italiani.

D. – Che qualità presenta l’accoglienza degli italiani all’estero?

R. – Questo è un discorso un po’ complesso, fatto di incontri e di trasformazione dell’estraneità in qualcosa di conosciuto. Ci si allinea all’opinione pubblica generale, per cui si ha paura di quello che è diverso da me, ma se poi quello che è diverso da me, da lontano si fa prossimo e quindi diventa il compagno di scuola di mio figlio, piuttosto che il mio vicino di casa, piuttosto che la persona che cura i miei figli o i miei genitori, ecco che cambia completamente l’opinione ed estraneo diventa amico e - perché no? – anche parte della nostra famiglia.

D. – Si può avere qualche dato quantitativo sui flussi di ritorno?

R. – Purtroppo questa possibilità non c’è. L’Istat parla, più o meno, di 35 mila, 40 mila rientri nel 2012 rispetto ad oltre 90 mila persone italiane che si sono spostate fuori dai confini nazionali. Non è possibile, però, andare a vedere il motivo del rientro.








All the contents on this site are copyrighted ©.