2015-08-07 08:00:00

L’Egitto inaugura il raddoppio del Canale di Suez


Il terrorismo non ci fermerà. Così ieri il presidente egiziano al Sisi alla cerimonia di inaugurazione del raddoppio del canale di Suez, alla presenza di numerosi i capi di Stato e di governo. Sulla valenza del progetto – che permette di ridurre i tempi di percorrenza e di aumentare il numero di transiti – Eugenio Bonanata ha intervistato Ugo Tramballi, inviato del Sole 24 Ore:

R. - Certamente per l’Egitto è previsto che il raddoppio del Canale di Suez moltiplicherà gli introiti e porterà alla creazione di circa un milione di posti di lavoro da qui ai prossimi dieci anni, anche grazie alle infrastrutture che dovrebbero crescere attorno al canale. Però, gli esperti sostengono che non ce ne era bisogno; l’attuale domanda dei commerci mondiali, soprattutto per la  grande crisi economico-finanziaria del 2009, non è così impellente da richiedere la costruzione di un nuovo Canale di Suez.

D. - Qual è invece il significato politico di questo progetto?

R. - Dal punto di vista politico il risultato è più limpido, nel senso che sia dal punto di vista dell’Egitto che del Medio Oriente – ovviamente anche dal punto di vista dei commerci mondiali – l’iniziativa di questo nuovo canale è assolutamente vincente. Il presidente al-Sisi ridà un po’ di orgoglio, un po’ di convinzione in un Paese che esce da cinque anni di grandi incertezze politiche. In Medio Oriente, questa è la prima grande iniziativa economica che guarda al futuro in una ragione dove ci sono solamente guerre civili e Is. Dal punto di vista del commercio mondiale indubbiamente è una data storica, perché anche se la domanda al momento non è così forte, questo è un investimento sul futuro. E in economia si deve sempre investire sul futuro.

D. - Significa distogliere in qualche modo l’attenzione da alcune problematiche dell’Egitto, penso ad esempio a quello che sta succedendo nel Sinai …

R. – Sicuramente sì, più che la questione del terrorismo nei confronti del quale c’è un’unità nazionale fortissima, si tratta dell’affermazione del potere militare. Al-Sisi è l’ex ministro della Difesa, l’ex capo dei servizi segreti militari ed ex comandante delle Forze armate. Quindi c’è anche una grande operazione di propaganda. Infatti sono giorni e giorni che le televisioni e i giornali egiziani martellano il pubblico con modalità  – e conosco l’Egitto da molti anni – ai limiti della Corea del Nord, nel senso che anche ai tempi di Mubarak la repressione c’era, ma non era così forte e violenta come oggi. Però indubbiamente al di là di questo non si può non notare l’aspetto positivo di questa apertura del nuovo canale: l’Egitto si sente più convinto di sé e più orgoglioso. E poi c’è il fatto che oggi il consenso nei confronti di al-Sisi è altissimo.

D. - Cosa dire delle polemiche sollevate da parte degli ambientalisti?

R. - Questo canale è stato scavato per 35 km accanto al canale esistente. Certamente è prevista una grande industrializzazione della regione, ma non si può negare all’Egitto il diritto di provarci.

D. - Ora Suez potrà essere preferita a Panama?

R. - Il nuovo canale permetterà praticamente ai vascelli da nord a sud e viceversa di viaggiare contemporaneamente, non a scartamento ridotto. Quindi questo vuol dire ridurre da 18 a 11 ore i tempi di transito del canale. Già oggi per esempio la tratta New York–Hong Kong è a favore del Canale di Panama di un giorno. Naturalmente l’accelerazione del passaggio del transito attraverso il Canale di Suez permetterà di passare da 47 a 97 navi al giorno, probabilmente renderà molto più competitivo il Canale di Suez su queste grandi rotte internazionali rispetto a Panama.








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