2015-07-31 19:56:00

Attacco coloni ebrei: muore bimbo palestinese. Scontri in Cisgiordania


Si aggrava la situazione in Cisgiordania, percorsa da scontri tra dimostranti palestinesi ed esercito israeliano scoppiati dopo che la notte scorsa un bambino di 18 mesi è bruciato vivo in seguito al lancio di bottiglie incendiarie contro la sua casa a Douma, vicino Nablus. Ad agire, secondo i sospetti, alcuni estremisti ebrei in ritorsione all’uccisione nella zona di un colono. Il servizio di Giada Aquilino:

Prima il fuoco, le grida, la morte del piccolo Ali Saad Daubasha, con i genitori e un fratellino gravemente ustionati. Poi la reazione della politica. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è detto scioccato, parlando di “attacco terroristico” e assicurando di agire con durezza contro gli autori. Ha pure telefonato al presidente palestinese, atto inusuale tra i due, e si è recato in ospedale dal fratello del bimbo ucciso. Abu Mazen da parte sua ha parlato di “crimine di guerra”, invocando l’intervento della Corte penale internazionale per punire i colpevoli e accusando Israele di “responsabilità” nel “costruire insediamenti e nel proteggere i coloni”. Quindi le manifestazioni di protesta al termine delle preghiere del venerdì, in risposta all’appello di Hamas. Se a Gerusalemme, tra imponenti misure di sicurezza, la situazione è rimasta sotto controllo, incidenti fra dimostranti palestinesi e reparti dell'esercito israeliano si sono invece verificati a Nablus, Hebron, Kalandya, nel campo profughi di Jelazun. Nella zona di Ramallah un’auto di coloni è stata colpita da proiettili sparati da un’automobile palestinese e il conducente israeliano ha risposto al fuoco. Una manifestazione di protesta, senza incidenti, si è tenuta anche nella città israeliana di Um el-Fahem. Dimostrazioni sono annunciate per domani a Tel Aviv. Unanime la condanna internazionale all’attacco che ha ucciso il bimbo palestinese: gli Stati Uniti hanno invitato ad evitare un’escalation delle tensioni. Peri il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, intervistato da Tv2000, quanto successo a Nablus, con la morte del piccolo Ali causata da un incendio doloso, è “orribile”. 

Il tragico evento di Nablus riporta alla luce il ruolo dei coloni nella politica israeliana, come spiega Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera, intervistato da Michele Raviart:

R. – È evidente che Israele – e Netanyahu lo sa benissimo – non può assolutamente non prendere le distanze in maniera netta e determinata contro episodi di questo genere, anche perché il rischio è che vi siano delle componenti imitative di questi episodi e si potrebbe anche pensare, temere, che ci possano essere delle gravi conseguenze all’interno di tutti i Territori occupati. Netanyahu ha cercato in qualche misura di porre un freno, anche in maniera molto dura. E io credo che questo sia un segnale forte anche per la componente di estrema destra del suo governo, come dire: “Io sono il primo ministro, non pensate di condizionarmi accettando o non condannando episodi di questo genere!”.

D. – Qual è la politica del governo sugli insediamenti, e, dall’altra parte, qual è il rapporto dei coloni con il governo?

R. – La politica del governo sugli insediamenti è quanto di più ambiguo si possa immaginare. Netanyahu stesso, da una parte, cerca di vellicare le spinte più estreme della sua componente governativa e anche spinte più estreme – penso proprio al partito dei coloni. Dall’altra parte, sa benissimo che questo è un punto discriminante anche per quella che lui ha chiamato: “La strategia del nuovo rapporto” con tanti Paesi, con l’Europa… Io credo che la sua sia soprattutto tattica, perché se lui parlasse della strategia degli insediamenti, avrebbe contro gran parte non solo dell’opinione pubblica, ma anche dei Paesi del mondo.

D. – Chi sono i coloni? Sono estremisti o c’è una componente che riesce a vivere in pace con i palestinesi?

R. – Ci sono delle situazioni molto, molto diverse. Per esempio una componente di coloni molto estremista è quella che si trova vicino a Hebron, soprattutto accanto alle tombe dei patriarchi. Dall’altra, ci sono delle situazioni dove i coloni non hanno un cattivissimo rapporto – al di là delle esigenze e la domanda di autonomia – con la popolazione palestinese. Certo vicino a Nablus, certo vicino a Hebron, certo anche nelle periferie di Gerusalemme purtroppo la componente più estremista è quella prevalente. La componente mediana tra quella dialogante, che è ultra-minoritaria, è quasi tacitata da queste violenze, violenze che forse la maggioranza dei coloni stessi non accetta.

D. – Dall’altra parte l’Anp ha detto che la responsabilità di questo gesto è tutta di Israele…

R. – Sicuramente quanto dice l’Autorità Nazionale Palestinese è comprensibile, ma non tanto perché Israele sia direttamente colpevole di quello che è accaduto, questo no! Ma è responsabile nel senso che la politica degli insediamenti, il fatto di non avere creato una forte resistenza alla parte più estremista dei coloni, è ritenuta responsabilità dello stesso governo. Se Israele vuole interrompere questa catena di violenza e di morte, sa quello che deve fare: deve smettere di schiacciare l’occhiolino ai coloni anche ai più estremisti e deve prendere delle decisioni con compromessi anche dolorosi.








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