2015-07-30 14:58:00

Antigone: detenuti in calo, ma carceri ancora non dignitose


Il numero dei detenuti in Italia è diminuito, ma la qualità della vita penitenziaria è ancora insoddisfacente. È quanto emerge dal pre-rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia, presentato questa mattina presso la Fondazione Lelio Basso a Roma. Grazia Serra, ha intervistato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: 

R. – Finalmente la popolazione detenuta decresce di 15 mila unità negli ultimi cinque anni, cioè da quando è iniziata la vicenda della condanna dell'Italia presso la Corte Europea dei diritti dell’uomo. Oggi i detenuti sono circa 52 mila. Erano 68 mila a quel tempo. L’Italia non è stata capace di autoriformarsi da sola, ha avuto bisogno dell’onta di una sentenza per violazione dell’articolo 3 della Convenzione, quella che proibisce la tortura. Finalmente diminuiscono i detenuti in custodia cautelare: oggi sono circa un terzo del totale dei detenuti, prima erano il 43 per cento, ma il dato medio in Europa è del 25 per cento. Quindi bisogna ancora calare. Gli stranieri erano il 36 per cento qualche anno fa, oggi sono il 32 per cento. Bisogna proseguire su questo trend che tolga questo pezzo di detenzione, che è evidentemente detenzione sociale, dal sistema carcerario, affinché la politica criminale si possa orientare sui crimini importanti.

D. – Negli ultimi giorni la Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha approvato i contenuti della legge delega di riforma dell’ordinamento penitenziario: quali sono le proposte avanzate dall’associazione Antigone?

R. – Rivedere il modello disciplinare. Basta con l’isolamento all’inizio della carcerazione che a volte è anche la causa degli istinti suicidari. Basta con l’isolamento dopo, di tipo disciplinare. Dare ancora più indipendenza al medico in carcere, quindi una svolta per garantire condizioni di salute decenti che ancora non sono totalmente rispettate. Nuove norme per i minori affinché li si prenda in carico dal punto di vista educativo, per esempio. Al minore deve essere data la possibilità di andare a scuola fuori, nel territorio, che non ci siano limiti alla possibilità che incontri la mamma o il papà perché adesso si applicano le norme che prevedono i colloqui numericamente predeterminati. Vogliamo che la vita carceraria sia una vita all’insegna della normalità e quindi durante il giorno le persone siano responsabilizzate a una vita comunitaria e non come accade ancora in tante carceri dove c’è l’ozio forzato.

D.  – Quali sono le principali criticità che avete incontrato nelle vostre ultime ispezioni in carcere?

R.  – Ne cito due: la salute negata e un’arretratezza a volte in alcuni luoghi, non dappertutto fortunatamente, nel proporre una vita detentiva degna di una vita di esser vissuta.








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