2015-07-28 14:17:00

Nato: solidarietà alla Turchia nella lotta al terrorismo


Una ferma condanna agli attacchi terroristici e forte solidarietà alla Turchia sono state espresse stamane a Bruxelles al termine della riunione straordinaria  della Nato chiesta dal governo di Ankara. Nelle stesse ore il presidente turco Erdogan ha assicurato che continueranno le operazioni contro il sedicente Stato Islamico e il Pkk, mentre sembra raggiunta un’intesa con gli Usa per la creazione di un’area cuscinetto al confine con la Siria. Il servizio di Marco Guerra:

“Il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni non può mai essere tollerato o giustificato", è quanto evidenziato dai Ventotto Paesi membri della Nato che hanno ribadito la piena soliderietà alla Turchia. Il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Stoltenberg, ha poi spiegato che Ankara non ha chiesto aiuti militari e che la Nato non é coinvolta nel piano per creare un'area cuscinetto liberata dall'Is, al confine settentrionale con la Siria. Si tratta infatti di una iniziativa bilaterale tra la Turchia e gli Stati Uniti. Lo scopo è quello di creare una area protetta tra i territori a Ovest del fiume Eufrate fino alla provincia di Aleppo. L'accordo è volto a consentire anche l’aumento dei raid dei caccia americani sulle postazioni dello Stato Islamico. Intanto lo stesso presidente turco Erdogan ha assicurato che Ankara "continuerà le operazioni militari contro l'Is e il Pkk" e ha detto che con i ribelli curdi non è più possibile portare avanti il processo di pace. Sulla nuova strategia turca nella lotta al terrore sentiamo l’esperta dell’area Valeria Talbot:

R. – La Turchia ha dichiarato guerra al terrorismo sia esso di matrice islamista, sia esso di matrice curda. Quindi si assiste oggi a un cambio di strategia a un ruolo molto assertivo nel conflitto siriano. L’obiettivo della Turchia in Siria oggi è sì fermare lo Stato islamico e quindi, così facendo, si allinea alla coalizione a guida americana contro lo Stato islamico. Allo stesso tempo l’obiettivo di Ankara è quello di evitare un rafforzamento dei curdi siriani che rappresentano comunque una grandissima fonte di preoccupazione non soltanto per i presunti legami con il Pkk, ma per la prospettiva che potrebbero creare una autonomia e un’autonomia riconosciuta a livelli internazionale. Ricordiamo che da quando è stato proclamato lo Stato islamico, da quando è stata formata la coalizione a guida americana i curdi siriani sono stati più attivi sul campo nel fronteggiare lo Stato islamico, nel guadagnare posizioni. E quindi la Turchia teme un rafforzamento dei curdi.

D.  – Questo però potrebbe spaccare il fronte internazionale, la coalizione che invece aveva visto con favore l’emergere di queste forze curde che si sono opposte allo Stato islamico…

R.  – La Turchia, come hanno dichiarato gli Stati Uniti, comunque ha il diritto all’autodifesa, quindi la sicurezza nazionale della Turchia è una priorità non soltanto per Ankara ma anche per gli Stati Uniti. Ricordiamo che il Pkk è un’organizzazione terroristica riconosciuta in Turchia ma anche in Europa e negli Stati Uniti. Certo, queste azioni contro il Pkk mettono fine a quel processo di pace che era stato avviato dallo stesso Erdogan quando era primo ministro nel 2013. Processo di pace che voleva portare a una soluzione politica, a una soluzione pacifica dell’annosa questione curda e che in questi anni ha avuto diversi alti e bassi, diverse battute di arresto e non da ultima ha subito l’evoluzione delle dinamiche regionali e quindi nello specifico per la crisi siriana.

D. – Infatti, Erdogan comunque si aspetta il pieno appoggio da parte della Nato in questa azione di contrasto all’Is e al PKK…

R. – Senz’altro anche perché ricordiamo che, da mesi, gli Stati Uniti fanno pressing sul governo di Ankara perché si allinei alla posizione americana e Ankara è stata finora riluttante perché aveva condizioni ben precise da far valere nel negoziato con gli Stati Uniti e che sembra adesso essere riuscita in parte ad ottenere. La Turchia ha concesso la base di Incirlik per operazioni militari contro l’Is, in cambio avrebbe ottenuto la creazione di una zona di sicurezza chiamata “Isis free zone” per non allarmare Russia e Iran che sono i principali alleati del regime di Bashar al Assad, quindi un’area cuscinetto in territorio siriano che dovrebbe appunto proteggere una parte del lungo confine che la Turchia ha con la Siria e che dovrebbe consentire un ritorno dei rifugiati siriani. Dovrebbe evitare anche la creazione, respingendo l’Is, di una fascia curda nel Nord della Siria. Quindi il fattore curdo è senz’altro da tenere in considerazione ma in questo momento la Turchia sembra ed è senz’altro impegnata nella lotta contro l’Is.








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