2015-07-28 10:18:00

Film dai cinque continenti alle Giornate degli Autori


Sono state presentate a Roma le prossime Giornate degli Autori – Venice Days, una delle sezioni indipendenti accolte nell’ambito della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, che si svolgerà da 2 al 12 settembre. Uno sguardo alle cinematografie del mondo e un’attenzione particolare all’Europa. Il servizio di Luca Pellegrini:

Molti colori, molte culture e un'Europa che sa guardare altrove. Con queste parole Giorgio Gosetti, il delegato generale delle Giornate degli Autori, ha sottolineato la varietà dei titoli che formano la selezione ufficiale – tre sono gli italiani in concorso: “Viva la sposa” di Ascanio Celestini, “La prima luce” di Vincenzo Marra e “Arianna” di Carlo Lavagna – esprimendo anche un augurio.

R. – Speriamo che sia davvero la verità che viene captata poi dagli spettatori. Noi facciamo il programma delle Giornate, pensando soprattutto agli spettatori, perché l’intelligenza diventi divertimento e il divertimento sia intelligente. Non è un caso che quest’anno apriamo con un film spagnolo, che è un vero e proprio action thriller, con un sottofondo di attualità e di forza politica, ma soprattutto un grande spettacolo in cui un autore all’opera prima dimostra che gli europei sanno fare il genere, con l’aggiunta di un’intelligenza che spesso l’industria non ha.

D. – E’ particolarmente contento che il mondo sia rappresentato alle Giornate…

R. – E’ stata una gran fortuna. Se ne è accorto Sylvain Auzou, che è il vicedirettore delle Giornate. Quando sei immerso nella selezione, infatti, vincono la passione, l’innamoramento, il caso, la disponibilità dei film; poi guardi il percorso e dici: “Toh, ci sono proprio tutti”. Sì, ci è piaciuto molto lavorare sul cinema australiano quest’anno. E’ una tradizione la nostra attenzione al Quebec e al Canada e quindi al Nord America. In qualche modo, non solo perché ospitiamo un progetto europeo, come “28 Volte Cinema”, ma ci sentiamo molto europei. Sono particolarmente contento di una new entry, quasi dell’ultima ora, come l’opera prima polacca “Klezmer”. Nell’anno del Figlio di Saul è interessante avere una coniugazione così diversa, ma di un autore che ha più o meno la stessa età e che sa affrontare il tema dell’Olocausto e della brutalità umana anche lui con un taglio e un senso adatto alla sua generazione, perché la memoria non sia semplicemente qualcosa di polveroso.

Il Parlamento europeo ha, infatti, istituito il Premio Lux che assicura al film vincitore tra i tre finalisti prescelti la proiezione nei 28 Stati membri dell'Unione, dai quali provengono anche i 28 giurati, - uno per Paese - che assegneranno il Premio delle Giornate, ragazzi che lavoreranno sotto la guida del regista Laurent Cantet. In alcuni film troviamo anche un'umanità dolente, che contrasta le vorticose trasformazioni del paesaggio urbano e sociale, come accade nel bellissimo “Underground fragrance”, opera prima del cinese Pengfei:

R. – Ascoltando la presentazione del programma della Settimana della Critica ci siamo detti: “Pensiamo le stesse cose; qualche volta amiamo molto anche gli stessi film”. Perché è vero: il tema della famiglia, il tema del conflitto che diventa sociale, ma nasce come generazionale, il tema del sopra e del sotto, del sottosuolo e della superficie e dello spaesamento culturale – noi li abbiamo chiamati, con una frase di moda, ‘i non luoghi’ – ebbene sì, sono cose che stanno percorrendo a grandissima velocità tutte le cinematografie e sono, secondo me, il sintomo di un’urgenza. Sembrano temi inesorabilmente eterni - è dall’epoca dell’”Iliade” che i padri si scontrano con i figli. Però, il senso che c’è adesso di urgenza, rispetto a delle voci e delle soluzioni, di fronte a questo stridore, a questo conflitto, a questa disperazione, secondo me vuol dire che il cinema capisce prima qualcosa che sta per diventare un’emergenza collettiva.








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