2015-07-27 12:39:00

Scontri sulla Spianata delle Moschee: dialogo sempre più lontano


Ancora tensioni a Gerusalemme e nei Territori occupati dopo gli scontri di ieri sulla Spianata delle Moschee tra palestinesi e polizia israeliana: quest'ultima è accusata di aver fatto irruzione nella Moschea di Al Aqsa, ma ha risposto di averlo fatto solo per chiudere le porte del luogo di culto e impedire il lancio di oggetti e petardi. Intanto un palestinese di 19 anni è stato ucciso in Cisgiordania durante un tentativo di arresto da parte dei militari israeliani. Sulla situazione, Michele Raviart ha sentito Eric Salerno, inviato del Messaggero:

R. – La tensione a Gerusalemme è andata crescendo nell’ultimo anno, questo sia per la mancanza di negoziati tra israeliani e palestinesi che per una crescente frattura all’interno del mondo palestinese tra quelli che stanno abbandonando la vecchia leadership di Fatah, cioè quelli che fanno capo ad Abu Mazen, presidente palestinese, e incominciano a guardare a gruppi più estremisti come Hamas e forse anche all'Is. Per cui qualche cosa ci si poteva aspettare, che prima o poi ci sarebbe stato uno scontro maggiore. Il livello dello scontro di ieri, sì, ha fatto molto clamore, soprattutto il fatto che le forze di sicurezza israeliane sono entrate per qualche metro nella Moschea ma tutto sommato non è un incidente di grandissime proporzioni.

D. – L’ultima volta che uomini israeliani sono saliti sulla Spianata delle Moschee era stata nel 2000 con Sharon e questo aveva poi portato alla seconda Intifada. C’è il rischio che gli incidenti di ieri possano portare a delle conseguenze?

R. – Quello fu incidente di tipo diverso. Qui invece c’è stato uno scontro dovuto al fatto che i gruppi palestinesi protestavano, come fanno ogni tanto, contro la possibilità che gli ebrei o gruppi di ebrei potessero salire sulla Spianata, che peraltro è un discorso vietato dagli stessi israeliani: cioè la polizia, le forze di sicurezza israeliane dovrebbero impedire agli ebrei israeliani di salire sulla Spianata per pregare. Questa è una vecchia storia, è concordato non soltanto tra palestinesi e israeliani ma tra israeliani e giordani, che sono quelli che hanno la tutela dei luoghi santi islamici di Gerusalemme.

D. – Eppure un movimento di estrema destra israeliano aveva nei giorni scorsi avvertito che voleva risalire sulla Spianata delle Moschee e dall’altra parte la polizia aveva detto che i palestinesi erano pronti per fare questi scontri…

R. – Non c’è dubbio. E’ quasi una pièce teatrale che si ripete da anni. Da una parte gli estremisti religiosi ebrei che parlano di ricostruire l’antico Tempio degli ebrei sulla Spianata delle Moschee, che infatti loro definiscono la Spianata del Tempio. Per cui è una cosa che succede di tanto in tanto. Direi che bisognerebbe sottolineare anche una cosa molto importante, che è avvenuta nelle ultime settimane, che agenti e soldati israeliani hanno sparato contro giovani e non soltanto giovani palestinesi che manifestavano intorno a Gerusalemme nei Territori occupati e questo è un segnale del degrado della situazione.

D. – Il dialogo, lo stiamo vedendo, è quanto mai lontano: che cosa può succedere perché si riprenda quantomeno a parlare?

R. – Non c’è una leadership palestinese in grado di andare avanti. Di fatto, oggi, un negoziatore palestinese e un altro israeliano si sono sentiti per cercare di vedere se è possibile riprendere i negoziati perché sia la leadership palestinese attuale che Netanyahu stesso sanno che di fronte a questo vuoto totale di dialogo e mancanza di speranza non può succedere che violenza. E’ evidente che basterebbe una cosa appena più grave di quello che è accaduto ieri  per scatenare una nuova Intifada o qualcosa di peggio.








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