2015-07-27 11:56:00

Forza Onu contro Is: proposta di Mosca che offre leadership


Una coalizione internazionale contro l'Is sotto l'egida dell'Onu: è la proposta della Russia, di cui parla il vice-ministro degli Esteri, Siromolotov, ex capo del servizio di contro spionaggio dell'Fsb, in un’intervista al quotidiano Kommersant. Il ruolo di Mosca – dice – sarebbe di primo piano. Dell’ipotesi, Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:

R. – E’ abbastanza complicato perché per poter avere una azione militare o una coalizione militare all’interno dell’Onu ci vorrebbe la co-partecipazione di una serie di attori all’interno dell’Onu stesso. Bisogna vedere se all’interno del Consiglio di Sicurezza tutti sono d’accordo su una iniziativa del genere. L’idea lanciata dal vice ministro degli esteri russo è un’idea estremamente interessante, ma soprattutto è estremamente importante proprio perché lanciata dalla Russia, che è alla ricerca, negli ultimi tempi, di un ruolo internazionale ben preciso. Abbiamo visto ultimamente quanto sia importante il ruolo della Russia: gli Stati Uniti dovrebbero ricordare che senza un intervento deciso di Mosca non si sarebbe arrivati ad un accordo con l’Iran…

D. – Russia in primo piano, ma poi quali sarebbero gli altri equilibri?

R. – Le due chiavi sono sicuramente Stati Uniti e Russia. Poi bisogna tener conto anche di altri interessi nell’area. La terza potenza, cioè la Cina, non ha al momento grandi interessi in quella precisa zona: intendo la zona in cui si è creato il Califfato dell’Is; la Cina ha interessi nel Vicino Oriente. Quindi bisognerebbe dare il giusto ruolo alla Russia. Non dimentichiamo che la Russia ha come alleati sia l’Iran che la Siria ed ha dei problemi o potrebbe avere dei problemi di confine con la Turchia, anche a causa di possibili infiltrazioni terroristiche. Una cosa che non deve essere dimenticata è che la Russia, da anni e anni, combatte il terrorismo radicale islamico e mi riferisco alla questione cecena: la questione cecena non viene più affrontata ed è dimenticata, ma è ancora una questione estremamente viva, estremamente attiva nel cuore del Caucaso, che è la porta verso l’Europa.

D. – A proposito del sedicente Stato Islamico, come combatterlo? E’ pensabile ancora lanciare bombe sul sedicente Califfato? Parliamo di Iraq, abbondantemente bombardato negli ultimi anni e della Siria, terreno anche sconosciuto in questo momento…

R. – In guerre come queste il ruolo fondamentale e centrale lo gioca l’intelligence. Se sul terreno non ci sono uomini dell'intelligence che individuano gli obiettivi – i veri obiettivi! – sono inutili i bombardamenti a tappeto! In un modo o in un altro l’Afghanistan ha dimostrato questo: se non si hanno contatti sul terreno e agenti sul terreno, gli obiettivi non vengono assolutamente individuati. Così come i bombardamenti di questi giorni da parte della Turchia: sono, da una parte, attacchi dimostrativi e, dall’altra, attacchi che servono a colpire le basi più individuabili, che non sono quelle dell’Is, ma purtroppo sono quelle dei curdi.

D. – Diciamo una parola sull’eventuale ruolo della Turchia?

R. – La questione della morte di decine di attivisti turchi – ed è fondamentale ricordare che sono turchi prima che socialisti o prima che qualsiasi altra appartenenza - ha spinto, per ovvie ragioni, il governo turco ad agire. Però, attenzione a quello che fa sul terreno: sul terreno – lo ripeto – ha sì cominciato ad attaccare alcune basi dell’Is,  - credo che l’intelligence turca sia quella che al momento ha la maggiore contezza delle basi dell’Is ai confini, perché ha dei contatti diretti con l’Is stesso - ma l’azione turca è sicuramente un modo per risolvere una serie di problemi con la minoranza curda che ultimamente aveva avuto particolare simpatia internazionale: non dimentichiamo che i curdi sono gli unici che hanno difeso la città importante, da un punto di vista strategico, di Kobane. E quindi si tratta di risolvere una serie di problemi andando ad attaccare soprattutto la leadership dei vari partiti dei curdi e in particolare modo quello del Pkk.








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