2015-07-24 14:19:00

Papa Francesco e la saggezza del pianto


Un tema ricorrente

"Fin dall'inizio del suo pontificato mi hanno colpito i continui riferimenti di Papa Francesco al tema delle lacrime in tutti i discorsi, le omelie o alla preghiera dell'Angelus. Nei primi due anni sono state 54 le occasioni in cui il Papa ha fatto un riferimento esplicito al tema del pianto, ma sempre nel suo significato positivo". Così, don Luca Saraceno, rettore del santuario basilica della Madonna delle lacrime di Siracusa, racconta la genesi del suo libro “La saggezza delle lacrime. Papa Francesco e il significato del pianto” (Edizione Dehoniane Bologna).

Una società che non sa più piangere

"Francesco non solo parla delle lacrime - aggiunge il sacerdote - ma parla con le lacrime. Queste, non solo raccontano bene, come linguaggio non verbale, la modalità comunicativa di Papa Bergoglio, ma anche a livello di contenuto simboleggiano il suo Magistero centrato sulla Misericordia". "Nell'estate del 2013, tornando da Rio de Janeiro - spiega ancora don Saraceno - Francesco disse a un giornalista che 'piangere' per i migranti morti nel Mediterraneo nella sua visita a Lampedusa gli aveva fatto molto bene'. E proprio nell'omelia pronunciata sull'isola siciliana, aveva ricordato che la nostra società, dove regna 'la globalizzazione dell'indifferenza', 'ha dimenticato l'esperienza del piangere', del 'patire con'. Ma anche le immagini di Papa Francesco che in Albania, nel settembre 2014, abbraccia un sacerdote che aveva sofferto durante la dittatura e piange con lui, valgono più di ogni parola a rafforzare l'idea del suo magistero delle lacrime". 

Dio sa piangere, l'uomo ormai è inaridito

"Se nell'opinione comune il pianto è sintomo di debolezza - aggiunge l'autore - il Papa, per esempio a Redipuglia nel settembre 2014 o a Manila nel settembre 2015, ci parla della forza delle lacrime, dell'urgenza del piangere come manifestazione di una grande maturità. Infatti, Francesco ci ricorda che anche Dio piange, è capace di provare compassione, mentre - questa è la grande contraddizione - gli uomini dal cuore corrotto sembrano essersi inariditi, hanno perso la capacità delle lacrime". "Il pianto - conclude don Saraceno - è l'espressione di un cuore vivo, capace di amare, di carne e non di pietra. Di contro, il cuore duro, inaridito, affetto da 'sclerocardia', è quello dell'uomo incapace di commuoversi che - come Erdode e Caino - commette corruzione e violenza".








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