Porre Cristo al centro e mettersi al servizio del Suo popolo nelle periferie del mondo: così i consacrati e le consacrate in Asia possono servire la missione evangelizzatrice della Chiesa del Continente. Con questo invito il card. Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica si è rivolto ai partecipanti al Simposio “La vita consacrata al servizio della nuova evangelizzazione” in corso fino al 24 luglio a Pattaya, in Thailandia.
Al centro del Simposio le sfide della nuova evangelizzazione in Asia
L’incontro, iniziato il 20 luglio è stato organizzato dalla Federazione delle Conferenze
episcopali asiatiche (Fabc) per raccogliere i frutti di due momenti forti della vita
della Chiesa: il Sinodo generale dei vescovi sul tema della nuova evangelizzazione,
svoltosi ad ottobre 2012, e l’Anno della Vita Consacrata. Vi partecipano una novantina
tra vescovi, sacerdoti e religiosi che in questi giorni hanno discusso delle sfide
della nuova evangelizzazione in Asia: dalla globalizzazione, alla povertà, all’ecologia,
alla libertà religiosa, e delle strategie per valorizzare “il ruolo profetico della
Chiesa” nei rapporti con lo Stato, le società e le altre Chiese e religioni del Continente.
Porre Cristo al centro
Aprendo l’incontro il card. Braz de Aviz, ha esortato i religiosi e le religiose asiatici
a un impegno rinnovato per l’evangelizzazione. “Non possiamo evangelizzare con le
armi o la politica", ha sottolineato nel suo intervento ripreso dall’agenzia Ucan.
"Dobbiamo vivere amando le persone che serviamo con quella passione che ci viene mettendo
Cristo, e non il denaro e il potere, al centro delle nostre vite”. Il prefetto per
gli Istituti di vita consacrata ha inoltre messo in guardia i religiosi dalla presunzione:
“Non siamo meglio di altri nella Chiesa, e il radicalismo evangelico non è un’esclusiva
della vita consacrata, ma appartiene a tutti, perché non esistono cristiani di serie
A e cristiani di serie B”. Questo riguarda anche i rapporti tra gli stessi religiosi
che - ha detto - devono vivere “come fratelli e sorelle e non come superiori e subalterni”.
Più rispetto tra uomini e donne consacrate
A questo proposito il card. Braz de Aviz ha esortato anche al rispetto tra uomini
e donne consacrate: “Gli uomini da soli non rappresentano tutta l’umanità e lo stesso
vale per le donne. C’è bisogno di ambedue perché siamo stati tutti creati ad immagine
dell’amore di Dio”, ha affermato , ricordando come Papa Francesco auspichi una presenza
più incisiva delle donne nella Chiesa. (L.Z.)
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