2015-07-23 08:00:00

Grecia: sì del Parlamento al secondo pacchetto di riforme


Il Parlamento greco ha votato sì al secondo pacchetto di riforme chieste dai creditori per riaprire la trattativa sul piano di salvataggio. Tra i favorevoli, anche l’ex ministro delle Finanze, Yannis Varoufakis. Il servizio di Giada Aquilino:

230 sì, 63 no, su un totale di 300 deputati. È il risultato della votazione con cui l’Assemblea di Atene ha approvato il secondo pacchetto di riforme concordate con l'Eurozona. L'amplissima maggioranza rappresenta una vittoria del premier Alexis Tsipras, che ha sofferto meno del previsto per le divisioni interne a Syriza. Soltanto 31 dei 146 parlamentari del suo partito si sono infatti opposti e 5 si sono astenuti. Mercoledì scorso le defezioni per la prima tranche erano state 39. L’ex ministro delle Finanze, Varoufakis, che aveva votato no una settimana fa, ora ha votato sì. È stato “soltanto per far guadagnare tempo al governo”, ha spiegato, pur restando convinto che l’intesa con i creditori sia destinata a fallire. La legge approvata introduce novità nell’amministrazione della giustizia e nel settore bancario. Per Tsipras le riforme servono a negoziare un miglioramento dell’accordo cercando - ha detto - “alleanze” in Europa. Immediato e positivo l'effetto della decisione greca sull’euro, che si è rafforzato sulla piazza di Tokyo, in rialzo rispetto alla chiusura di New York.

 

Il pacchetto di riforme approvate da Atene punta dunque a sbloccare i negoziati sul nuovo prestito da oltre 80 miliardi di euro e a salvare il Paese dal default. Sui prossimi passi del governo Tsipras, Michele Raviart ha intervistato l’economista Francesco Carlà, analista finanziario e presidente di “FinanzaWorld”:

R. – Il governo si dovrà incontrare ad Atene con l’Fmi, la Banca centrale europea, la Commissione europea e adesso anche l’Esm, il meccanismo di stabilità europeo. E qui si parlerà del tema più grosso, cioè del vero e proprio piano di salvataggio, e qui dentro il tema chiave è il famoso fondo da 50 miliardi per le privatizzazioni. Un piano che mi pare chiaramente esagerato e irrealistico per le potenzialità dell’economia greca e degli asset pubblici greci. Mi sembra particolarmente esagerato per il periodo di crisi attuale, non solo greca, ma in generale di chi dovrebbe poi acquistare questi asset e per i tempi previsti per queste dismissioni. La Grecia certamente è diversa dall’Inghilterra dalla Thatcher che ebbe tempo modo e libertà di vendere bene le sue aziende. Da questo negoziato passa molta della possibilità, assieme al futuro taglio del debito eventuale, che questo sia il terzo e davvero ultimo salvataggio della Grecia.

D.  – Le riforme discusse oggi sono quelle del Codice di procedura civile e l’accoglimento della direttiva europea sulla risoluzione bancaria. In che cosa consiste questa direttiva e perché è considerata una priorità?

R. – E’ considerata una priorità perché uno dei punti deboli del sistema greco – uno dei tanti ma probabilmente uno dei più importanti – è la fragilità delle banche. L’abbiamo visto in azione durante questi giorni critici a cavallo del referendum, con le code al bancomat e la chiusura delle banche. Questa direttiva, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2016, può aiutare molto a rendere le crisi bancarie meno sistemiche, meno complicate e più gestibili.

D. – Ancora bloccata la riforma sulle pensioni, i sindacati protestano… Qual è la situazione attuale e perché questo slittamento?

R. – Sicuramente, sono i punti politicamente più dolenti per Tsipras perché molta parte del consenso delle elezioni con cui lui è arrivato al governo proviene dai ceti agricoli e dai pensionati anticipati. E quindi si tratta di temi che creeranno non pochi problemi e per questo sono stati stralciati, per evitare che mettessero a rischio anche, invece, la riforma del Codice di procedura civile e la direttiva bancaria. Io credo che Tsipras proverà a rafforzarsi politicamente per poi affrontare questi temi che sono così caldi per il suo consenso. C’è ancora tempo per approvarli, perché devono essere approvati entro inizio agosto.

D. - Intanto, Standard & Poor’s ha alzato il rating della Grecia da CCC- a CCC+. C’è quindi fiducia da parte della comunità finanziaria sul percorso intrapreso da Atene?

R. - Per ora sì, ma naturalmente questo dipende da un paio di cose decisive. Una prima cosa è il ritmo e la scaletta delle riforme che verranno approvate e quindi le priorità che la Grecia deciderà di seguire. Secondo, i risultati finanziari ed economici effettivi delle riforme che verranno via via implementate, perché fare le riforme sulla carta ma poi non vederle agire concretamente sui numeri economici e finanziari della Grecia creerebbe di nuovo problemi. C’è anche da dire che i giudizi delle agenzie di rating sono preventivi e si basano non sempre, ma insomma spesso, sulle effettive probabilità. Anche se hanno tante volte dimostrato in passato di essere molto scadenti sul timing – basti pensare a Lehmann e la crisi dei subprime del 2008 – e di non essere sempre adeguati sul piano dei conflitti di interesse. In questo caso la fiducia è relativa, visto che la Grecia al momento non è ancora sul mercato dei bond e non ci tornerà, temo, ancora per un bel po’.








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