La disposizione del governo centrale iracheno di trasferire a Baghdad 4mila militari e poliziotti in precedenza operanti nelle provincie nord-irachene – compresa la provincia di Ninive – sta provocando vivaci reazioni da parte di organizzazioni e politici cristiani. Tale disposizione, a giudizio di chi la contesta, rivela l'ambiguità e la confusione dei dirigenti politici e militari nazionali riguardo alla tante volte annunciata “offensiva” per liberare Mosul, la piana di Ninive e le aree irachene cadute da più di un anno sotto il dominio dei jihadisti del sedicente Stato Islamico (Daesh).
I militari cristiani intendono liberare città e villaggi conquistati dall'Is
In particolare, i poliziotti e i militari cristiani che erano di stanza nella piana
di Ninive – e attualmente sono in buona parte dislocati a Erbil e in altre aree del
Kurdistan iracheno – non intendono trasferirsi nella Capitale, proprio perchè hanno
intenzione di partecipare in prima linea alla eventuale prossima liberazione dei villaggi
dai quali sono dovuti fuggire davanti all'offensiva del Daesh. Anwar Hidayat, membro
del Consiglio provinciale di Ninive – riferiscono i media iracheni – ha invitato il
governo centrale e il Ministero degli Interni iracheno a riconsiderare la propria
decisione, per evitare che i poliziotti e ai militari cristiani siano esclusi dalle
annunciate operazioni per la riconquista e la tutela dell'ordine pubblico nella Piana
di Ninive, per essere magari coinvolti in campagne militari in altre regioni irachene,
che non conoscono. Analoghi argomenti erano già stati usati nei giorni scorsi dal
politico cristiano Imad Youkhana, membro del parlamento di Baghdad.
I militari chiamati a contrastare la spartizione che incombe sull'Iraq
Alle obiezioni di chi considera incongruo il trasferimento dei militari cristiani
della Piana di Ninive a Baghdad, ha risposto Ryan al-Keldani, esponente delle cosiddette
“Brigate di Babilonia”, secondo il quale il trasferimento a Baghdad è necessario proprio
per permettere anche a quasi 350 poliziotti e ai soldati cristiani della Piana di
Ninive di partecipare a corsi di addestramento. Inoltre – ha aggiunto al Keldani –
i soldati cristiani iracheni possono essere chiamati a difendere il loro Paese in
ogni area, e non solo nelle regioni da loro abitate, se davvero vogliono contribuire
alla difesa di una nazione plurale, multietnica e multi-religiosa, e contrastare la
divisione su base settaria che incombe minacciosamente sul Paese. (G.V.)
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