2015-07-22 14:12:00

Caraibi: documento dei vescovi sulle violenze domestiche


Tra il 20 ed il 50%: tante sono, secondo stime peraltro molto approssimative, le donne nel mondo che subiscono violenze domestiche. Un fenomeno diffuso, sia pure in diversa misura, in tutti i Paesi e che attraversa tutte le culture, etnie, classi sociali e fasce di età. Tra i Paesi più colpiti quelli dei Caraibi dove, soprattutto in questi ultimi anni, ha raggiunto livelli allarmanti. E’ quanto denuncia un documento pastorale preparato dalla Conferenza episcopale delle Antille (Aec) in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia, che chiama all’azione per contrastare questa piaga sociale, da tempo all’attenzione della Chiesa della regione.

Rompere il muro del silenzio sulle violenze domestiche
Dopo avere premesso che la violenza domestica è un “peccato contro la dignità umana” donata da Dio a ogni persona e che essa rappresenta un grave vulnus alla famiglia, il documento  evidenzia come i fattori all’origine questo fenomeno siano molteplici e che non esistono soluzioni facili. Tra le sue cause principali viene indicata la diffusa cultura maschilista nelle società caraibiche. Ma i presuli denunciano anche la mancanza di risposte adeguate da parte delle istituzioni che ha contribuito ad aggravare il problema. Il primo passo per affrontarlo – si sottolinea - è di porre fine al “silenzio” che rende “più vulnerabili le vittime” e conferma l’idea che le violenze domestiche siano di fatto normali e dunque “accettabili”. Questo chiama in causa le responsabilità dello Stato che dovrebbe proteggere chi le subisce, ma anche la Chiesa e la comunità di fedeli che, insieme a tutte le persone di buona volontà, possono rompere questo muro del silenzio e iniziare il cammino verso la soluzione del problema nella regione.

Le cinque raccomandazioni dei vescovi
Cinque quindi le raccomandazioni proposte. La prima  rivolta ai pastori e agli operatori pastorali è di informarsi: la disinformazione, o l’incapacità nel riconoscere i segni di violenza – sottolineano i presuli - aumentano i rischi per le vittime. La seconda raccomandazione è di combattere appunto il silenzio, parlando apertamente ai fedeli del problema, ascoltando le vittime e facendo loro sentire il sostegno della Chiesa. I vescovi dei Caraibi esortano poi a non scoraggiare le donne che decidono di separarsi da un marito violento per salvare la propria incolumità: una vera riconciliazione è possibile solo a condizione che quest’ultimo assuma pienamente le sue responsabilità e dimostri la sua sincera volontà di cambiare. Il documento raccomanda poi il massimo sostegno spirituale alle donne e ai bambini vittime di violenze domestiche che – sottolineano con forza - sono contrarie al Vangelo.

Prevenire le violenze con l’educazione
Secondo i presuli, infine, è fondamentale la prevenzione: le strutture ecclesiali devono sensibilizzare i fedeli sugli effetti distruttivi delle violenze domestiche; premere per l’introduzione e l’applicazione di leggi che proteggano le famiglie contro queste violenze; promuovere programmi per cambiare la mentalità diffusa che porta ad accettarle come una cosa normale e informare sui servizi disponibili nelle comunità parrocchiali per le vittime. Prevenire – conclude il documento – significa inoltre educare alla non violenza in famiglia già a scuola, ma soprattutto nei corsi di preparazione al matrimonio. (A.D.)








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