2015-07-21 14:45:00

Turchia vieta manifestazioni dopo attentato di Suruç


Le autorità turche hanno identificato uno degli attentatori che due giorni fa hanno provocato la morte di 32 persone a Suruc, sul confine con la Siria. Si tratta di uno studente universitario di 20 anni. Secondo gli inquirenti, l’altro presunto attentatore sarebbe una giovane donna. Almeno 49 persone sono inoltre state arrestate ad Istanbul durante manifestazioni di protesta per la strage avvenuta a Suruc. Intanto il braccio militare del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha rivendicato oggi l’uccisione di due poliziotti in una provincia meridionale al confine con la Siria.

Secondo fonti locali, l'organizzazione curda avrebbe voluto punire le autorità turche per la loro presunta connivenza con i jihadisti del sedicente Stato islamico, a cui viene attribuita la responsabilità dell'attentato di Suruc. Su questo clima di alta tensione in Turchia, dove proseguono le consultazioni per la formazione di un nuovo governo, Giacomo Zandonini ha raccolto la testimonianza di Fazila Mat, corrispondente da Istanbul dell' Osservatorio Balcani e Caucaso:

R. – La reazione è stata molto forte e in diverse città della Turchia sono state organizzate delle proteste, che criticavano l’incapacità del governo di aver previsto una tragedia del genere. C’è stata una protesta molto grande ad Istanbul, con la partecipazione di migliaia di persone, che però è stata dispersa con l’uso di lacrimogeni e idranti da parte della polizia. Nelle manifestazioni, invece, che si sono tenute a Mersin - una città del sud della Turchia - la polizia ha aperto anche il fuoco e a Sanliurfa - il capoluogo della cittadina di Suruç, dove è avvenuta l’esplosione - è stato emanato il divieto di lasciare comunicazioni stampa ed effettuare cortei. C’è, quindi, uno stato di grande tensione.

D. – Sono ancora in corso le consultazioni proprio per la formazione di un nuovo governo. Come potrebbe influire questo attentato a Suruç?

R. – I partiti di opposizione - il Partito repubblicano del popolo e il Partito democratico dei popoli, quello filo-curdo - accusano il governo, soprattutto il ruolo dell’intelligence, e dicono che era impossibile che non fossero al corrente dei movimenti di queste cellule. Ad oltre quaranta giorni dalle elezioni del 7 giugno scorso, in Turchia manca ancora un governo. Sono appena iniziate le trattative ufficiali per la formazione di un governo di coalizione, perché dopo 13 anni il Partito della giustizia e dello sviluppo non può governare da solo il Paese, non ha il numero di seggi sufficiente. Tutto questo, secondo alcuni analisti, è anche indice di una strategia della tensione, che in realtà forse si vorrebbe creare all’interno del Paese proprio per dire: “Guardate che se manca il governo monocolore del Partito della giustizia e dello sviluppo, il Paese sprofonda in una situazione di instabilità e quindi forse è meglio rifare nuove elezioni”, che poi è anche quello che sembrerebbe indicare la volontà del presidente Tayyip Erdogan in questo momento.

D. – Chi erano le persone che sono state uccise, che sono state ferite a Suruç nei giorni scorsi?

R. – Erano dei giovani che facevano parte della Federazione delle associazioni giovanili socialiste. Erano andati a Suruç, che è una cittadina proprio al confine con il cantone curdo di Kobane, in Siria, per lanciare un progetto e ristabilire la vita quotidiana a Kobane, aprendo una biblioteca, un asilo nido… Erano giovani, insomma, che avevano questo ideale.

D. – Sul piano internazionale anche il collocamento della Turchia, rispetto soprattutto alla crisi siriana, è in discussione...

R. – La Turchia in Medio Oriente, con la politica a favore delle fazioni sunnite che ha assunto nel tempo, è rimasta sempre più isolata. Soprattutto dopo questo recente accordo nucleare siglato con l’Iran, la posizione interventista della Turchia nei confronti della Siria, per far cadere il governo di Bashar al-Assad, è messa sempre più in difficoltà. Un’altra critica mossa al governo è che questa esplosione sia l’esito delle politiche che il Partito della giustizia e dello sviluppo ha condotto in Siria negli ultimi anni. Si critica, anche in modo molto massiccio, la posizione ambigua assunta dal Partito della giustizia e dello sviluppo nei confronti dell’Is: il governo di Ankara è accusato di averlo supportato, sia logisticamente che dal punto di vista del rifornimento degli armamenti. Ci sono delle domande che restano in sospeso e che ancora attendono, sicuramente, una risposta.   








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