2015-07-21 12:43:00

Onu, Mons. Auza: anziani scartati, difendiamo i loro diritti


In un momento in cui gli anziani “sono abbandonati” e scartati a livello sociale, fondamentale è promuovere politiche “che abbiano un approccio alternativo alla ‘cultura e usa e getta’ dominante che giudica gli esseri umani semplicemente per ciò che producono”. È uno dei passaggi principali del recente discorso all’Onu di New York dell’osservatore permanente della Santa Sede, mons. Bernardito Auza, sui diritti degli anziani. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Alla base c’è un’evidenza demografica – il mondo occidentale sta invecchiando di più rispetto al passato perché si fanno pochi figli – e una, per così dire, mentalità prevalente, per cui l’anziano, dato che non produce, è un peso morto sociale.

Quest’ultimo modo di pensare fa inorridire Papa Francesco, che da un angolo all’altro del pianeta sta riaffermando a gran voce il suo “no” alla cultura dello scarto. E lo stesso ha fatto l’arcivescovo Bernardito Auza, nella sua veste di rappresentante vaticano all’Onu di New York, quando nei giorni scorsi ha preso la parola durante una sessione di lavoro dedicata ai diritti delle persone anziane.

Come di consueto, il presule ha inquadrato le sue considerazioni in un contesto di cifre e tendenze. In Occidente, ha detto, “700 milioni di persone, ovvero il 10% della popolazione mondiale, sono al di sopra di 60 anni. Entro il 2050, si stima che questo numero sarà doppio”. Tuttavia, constata, la consapevolezza di ciò non ha finora prodotto politiche mirate in particolare alla tutela degli anziani. “Fondamentale”, ha affermato mons. Auza, è “che si promuovano politiche e sistemi di formazione che abbiano un approccio alternativo alla ‘cultura dell'usa e getta’ dominante che giudica gli esseri umani semplicemente per ciò che producono”. In quest’ottica, “spesso, gli anziani si sentono inutili e soli perché hanno perso il proprio posto nella società”.

Proteggere gli anziani dal rischio dell’emarginazione o dell’esclusione è invece la “sfida”, ha indicato il presule, che va raccolta ora che è in crescita non solo la fascia della cosiddetta terza età ma anche l’aspettativa media di vita. Quello che occorre, ha chiesto, è “promuovere un atteggiamento di accettazione e apprezzamento verso gli anziani per integrarli meglio nella società”, sottolineando che per la Santa Sede “l'ideale per gli anziani è ancora quello di rimanere all'interno della famiglia, con la garanzia di un’effettiva assistenza sociale per le esigenze maggiori che l'età o la malattia comportano”.

A mons. Auza poi non è sfuggita la varietà e variabilità delle scuole di pensiero sul tema della tutela degli anziani. Alcuni, ha elencato, “hanno parlato di stabilire nuovi meccanismi simili alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, altri hanno sottolineato la necessità di attuare bene gli impegni che gli Stati hanno già sottoscritto in materia, altri ancora pensano che il Piano internazionale di Madrid per l’azione sull'invecchiamento contenga già le misure da adottare per tutelare i diritti degli anziani”. Quale che sia, ha rilevato il presule, va riconosciuto che “un approccio basato esclusivamente sul rispetto dei diritti umani non sarà sufficiente se non sarà accompagnato da politiche e programmi che affrontino le cause sottostanti alle violazioni che intendono prevenire”.

In ogni caso, ha sintetizzato, si eviti che le politiche che promuoviamo “ripetano la stanca narrazione che riduce il nostro valore di esseri umani a ciò che produciamo, ignorando la nostra dignità intrinseca e gli innumerevoli altri modi in cui i più vulnerabili tra noi possono contribuire al bene superiore della società”. Gli anziani, ha concluso mons. Auza, “sono una risorsa e punto essenziale di riferimento in un'epoca in cui molti lottano per trovare la loro identità e hanno perso la speranza” e con la “loro memoria collettiva e la ricchezza delle esperienze” possono essere di sostegno proprio “alle generazioni future, che non devono affrontare le lotte della vita da soli”.








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