2015-07-19 00:00:00

30 anni fa la tragedia di Stava. Mattarella: si poteva evitare


Il Trentino si ferma per ricordare la tragedia di Stava. Erano le 12.22 del 19 luglio 1985 quando una colata di fango, provocato dal crollo della discarica di una miniera, distrusse l'abitato del villaggio e parte di Tesero, nella valle di Fiemme, provocando 268 morti tra turisti e abitanti del luogo. "Una strage che doveva e poteva essere evitata" scrive in un messaggio per l'occasione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rinnovando l'invito al ricordo di un dramma nazionale ma anche alla riflessione sui rischi ambientali e la loro prevenzione: agire con prevenzione e competenza - conclude - è l'unico modo perché simili tragedie non si ripetano più. Alessandro Guarasci:

(Inserto di repertorio dal telegiornale della Rai. Angela Buttiglione: "Una notizia di poco fa: in Val di Fiemme, nel Trentino, sarebbe avvenuta una sciagura le cui proporzioni non sono ancora chiare ...").

Le prime edizioni straordinarie del tg1 di 30 anni fa non riuscirono subito a rendere l’idea della vastità di quella tragedia, avvenuta 22 anni dopo il Vajont. I bacini di decantazione della miniera di Prestavel della Montedison ruppero gli argini, e allora una massa di fango di 160 mila metri cubi scese a valle alla velocità di quasi 90 chilometri orari e spazzò via persone, alberi, abitazioni fino a raggiungere la confluenza con il torrente Avisio che solca la valle di Fiemme. I morti furono 268, 13 corpi non furono mai ritrovati.

Sotto accusa il modo e il posto in cui fu costruito l’impianto di decantazione, senza le minime condizione di sicurezza. La successiva commissione d’inchiesta infatti stabilì che esso “costituiva una continua minaccia incombente sulla vallata”. Oggi, per fortuna, le leggi sono più severe, ma gli esperti invitano a tenere la guardia alta. Vittorio D’Oriano, presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, chiede di formare meglio i futuri tecnici dell’ambiente:

"Si danno basi scientifiche ai ragazzi - parlo di geologi e di ingegneri - ma non si fa loro comprendere quanto sia delicato il loro lavoro. Qualsiasi opera che loro vadano a progettare sul territorio, in qualche maniera sconvolge quel territorio, no? L'etica professionale presuppone di saper dire anche dei 'no' a quanti invece volessero andare in direzione diversa. Stava, in fin dei conti, è stata un esempio lampante di troppi 'no' non detti".








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