2015-07-18 14:00:00

Cresce dibattito su riforma intercettazioni dopo caso Crocetta


Ancora forti polemiche per la riforma sulle intercettazioni che dovrebbe arrivare alla Camera il prossimo 27 luglio. Infatti, se da una parte nella delega al governo, ci potrebbe essere la semplificazione per l’impiego delle intercettazioni, dall’altro si prevede una stretta sulle pubblicazioni delle conversazioni intercettate, specie riguardo a persone estranee alle indagini. Crescono anche le attese, soprattutto dopo la pubblicazione delle intercettazioni dei colloqui del governatore della Sicilia Renato Crocetta. Ascoltiamo Ruben Razzante, docente di diritto dell’ informazione all’Università Cattolica di Milano, al microfono di Marina Tomarro:

R. – Sicuramente è una situazione che mette in discussione le libertà democratiche del nostro Paese ed è un andazzo sul quale dovrebbe intervenire anche il legislatore, modificando la norma del Codice Penale che autorizza la pubblicazione di alcune intercettazioni. Tuttavia la norma dice che alcune intercettazioni, che non solo utili ai fini delle indagini, dovrebbero essere stralciate e non dovrebbero essere divulgate. Nel caso Crocetta, per esempio, credo che questo principio sia stato violato: siamo di fronte a un caso in cui una persona, che peraltro dall’altro capo della cornetta tace e ascolta una frase – francamente deplorevole e inqualificabile! – che viene pronunciata dal suo medico, viene messo alla gogna. Per una frase che non ha neanche pronunciato e che comunque non sarebbe dovuta uscire…

D. – Fino a che punto possono aiutare le intercettazioni, secondo lei?

R. – La questione è duplice: da una parte c’è l’uso delle intercettazioni e dall’altra c’è la propalazione, la diffusione delle intercettazioni. Per quanto riguarda l’uso ci sono sicuramente degli abusi, come l’utilizzo di intercettazioni, anche a strascico: si parte da una autorizzazione generica a monitorare delle utenze perché ci sono degli indizi di reato, ma o si simula un reato più grave di quello che in realtà è oppure si prolungano a dismisura questi ascolti, violando così la privacy delle persone ascoltate e anche coinvolgendo terze persone che incidentalmente entrano in contatto con le persone intercettate. Quindi c’è anche un problema legato al coinvolgimento di terze persone che non sono coinvolte nelle indagini. C’è poi il problema della divulgazione di queste intercettazioni e della pubblicazione, che dovrebbe seguire regole ben precise: su questo io credo che dovrebbe esserci un patto veramente saldo tra magistratura e mondo dell’informazione per impedire l’uscita di intercettazioni che rivelano confidenze, punti di vista o altro, ma che non hanno alcun rilievo penale.

D. – Secondo lei, il caso Crocetta quanto ha dato una spinta all’accelerazione della riforma sulle intercettazioni?

R. – Il caso Crocetta, purtroppo, rischia di fare molto male al dibattito. Ci vuole imparzialità, ci vuole obiettività nel trattare questo tema con obiettività, per tutelare i diritti di tutti e non solo di chi in questa fase storica si trova coinvolto in queste intercettazioni. Credo che l’accelerazione ci sarà e ritengo che indubbiamente il caso Crocetta possa accelerare la discussione e purtroppo anche esacerbare gli animi, impedendo che venga trovata una soluzione equilibrata e rispettosa dei diritti di tutti.

D.- Troviamo casi simili nel resto dei Paesi d’Europa?

R. – La pubblicazione delle intercettazioni è vietato quasi ovunque. Ci sono tanti giornalisti, in altre aree dell’Europa, che pur acquisendo intercettazioni rilevanti sul piano delle interesse pubblico, ma che rischiano di violare la privacy delle persone coinvolte, si astengono dal pubblicarle… Allora facciamo una seria riflessione sulla necessità di far rispettare davvero la deontologia professionale – visto che in Italia c’è ed è un valore! – e far sì che i giornalisti si ispirino al principio di essenzialità dell’informazione: pubblicare solo ciò che sia essenziale all’interesse pubblico rispetto alla notizia. Io credo che in moltissimi di questi casi di intercettazione pubblicati in Italia questo interesse pubblico non c’è. 








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