2015-07-16 14:30:00

Chiesa australiana: no a ridefinizione del matrimonio


I cattolici non subiscano pressioni per sostenere la ridefinizione giuridica del matrimonio: questo il monito lanciato da mons. Anthony Fisher, arcivescovo di Sydney, nel corso di una Santa Messa presieduta, nei giorni scorsi, nella cattedrale cittadina di Santa Maria. Alla celebrazione hanno preso parte numerose coppie che hanno rinnovato i loro voti matrimoniali. Nella sua omelia, il presule ha fatto riferimento al progetto di legge, attualmente in discussione in Australia, che mira a dare una nuova definizione giuridica del matrimonio, cambiandola da “unione tra un uomo ed una donna” ad “unione tra due persone” ed aprendo, quindi, alle nozze omosessuali.

Matrimonio, cellula basilare della Chiesa e della società
“Il matrimonio, tradizionalmente inteso ed universalmente compreso – ha sottolineato mons. Fisher - significa un’unione fisica, psicologia e spirituale tra un uomo e una donna, grazie alla quale essi diventano ‘una sola carne’ e formano una famiglia. Ecco perché le coppie non promettono di diventare 'partner', bensì 'marito e moglie'; ecco perché promettono di essere fedeli, fecondi ed indissolubili”. Purtroppo, ha notato mons. Fisher, questa dimensione del matrimonio oggi sembra essere “un segno di contraddizione”, dato che alcuni vogliono ridurre questa istituzione a poco più di “una dichiarazione pubblica relativa al legame fisico-emotivo tra due persone”. Nella visione cristiana, invece, la complementarietà tra marito e moglie è essenziale per “fondare una famiglia, cellula basilare della Chiesa e della società”.

Specificità del matrimonio
“Dire questo non significa criticare nessuno – ha poi spiegato l’arcivescovo di Sydney -  La Chiesa conosce ed ama coloro il cui matrimonio è fallito, chi non ha potuto avere figli, coloro che sono attratti da persone dello stesso sesso, chi vuole rimanere single”. Quindi, “dire che il matrimonio è speciale, non significa sminuire le altre realtà, bensì rispettare i diversi modi di essere umani e di amare, senza pretendere, però, di cancellare le differenze”.

No all’uguaglianza omologante
Di fronte, quindi, alla cultura attuale che ritiene “il matrimonio non debba più essere per sempre, aperto alla vita, fedele, tra uomo e donna” e di fronte a chi bolla come “bigotti coloro che sostengono il matrimonio tradizionale”, cercando di “costringerli ad accettare la decostruzione e la ridefinizione di un’istituzione fondamentale”, in nome di una “uguaglianza omologante”, mons. Fisher ha ribadito che, al contrario, il matrimonio “testimonia la visione cristiana della persona e della società” ed “illumina la comprensione del rapporto tra Cristo e la Chiesa”. (I.P.)








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