2015-07-15 15:06:00

Yemen al collasso. L’Onu lancia allarme umanitario


In Yemen, malgrado la tregua in corso mediata dall’Onu, le forze filogovernative ieri hanno riconquistato l’aeroporto e altre zone della città di Aden, dopo una dura battaglia con i ribelli sciiti Huthi. Intanto, proseguono i bombardamenti della coalizione arabo sunnita in diverse aree del Paese, oltre 140 le vittime civili negli ultimi 10 giorni. In questa cornice, si aggrava l’emergenza umanitaria acuita dal blocco navale e dalla carenza di petrolio che rischia di fermare le pompe idriche, mentre si contano già oltre 1.200.000 sfollati interni. Marco Guerra ha raggiunto telefonicamente nella capitale Sana'a il coordinatore Onu per lo Yemen, Paolo Lembo:

R. – Evidentemente, la tregua non ha mai retto. Al principio, per la dichiarazione di questa tregua, gli Stati della coalizione hanno chiaramente indicato che il presidente Hadi – il presidente yemenita in questo momento in esilio a Riad – non aveva chiesto agli Stati della coalizione di sospendere i bombardamenti. E questo era un problema per l’implementazione di questa tregua. Anche l’altra parte del conflitto che è dominata dai ribelli houthi aveva espresso perplessità. Quindi, è stata una sfida monumentale cercare di promuovere diplomaticamente una tregua di cui, al principio, le parti in conflitto non riconoscessero il valore. In secondo luogo, il conflitto è continuato in tutto il Paese, i bombardamenti sono continuati. In queste ultime ore, c’è stato uno sbilanciamento militare ad Aden dove per la prima volta le forze anti-houthi hanno conquistato l’aeroporto, quindi un ganglio vitale del Paese, e poi hanno conquistato una penisola nei pressi della città, che è un’area strategicamente importante sotto controllo degli houthi. Quindi, è la prima grande sconfitta sul campo militare degli houthi  che secondo me indica anche un’offensiva delle forze anti-houthi che potrebbe avere luogo nei prossimi giorni.

D.  – A livello diplomatico non c’è stato alcun incontro, dialogo tra le parti. Voi, come Onu, pensate di poter riuscire a mediare tra queste due fazioni di uno Yemen spaccato tra sciiti e sunniti?

R. – Non sono ottimista ed è difficile esserlo in modo realistico se uno osserva i movimenti militari sul terreno. La mia sensazione, e questa è una considerazione interamente personale, è che tutte le parti di questo conflitto abbiano deciso per un’opzione militare. Hanno l’illusione di poter vincere questo conflitto con sistemi militari. Credo sia molto difficile. Si è dimostrato che senza l’invio di truppe di terra è molto complicato sconfiggere gli houthi che sono una macchina militare potentissima, molto addestrata. Finora, abbiamo visto la coalizione usare solo bombardamenti aerei, quindi la conclusione di questo è che è facile prevedere un inasprimento dei combattimenti, un peggioramento della guerra e, soprattutto, quello che preoccupa di più a noi dell’Onu, una ulteriore prostrazione della popolazione civile. Abbiamo 21 milioni di persone in questo Paese che sono disperate. Già era il Paese più povero del mondo arabo. La popolazione civile è devastata, non c’è più acqua, non ci sono medicine, ospedali, non arriva più niente, cibo, la benzina… Il Paese è praticamente paralizzato.

D. – In più, c’è l’emergenza di oltre un milione di sfollati interni. Questa situazione rischia di deteriorarsi ulteriormente?

R . – Con la combinazione del blocco delle navi commerciali e dei bombardamenti, la distruzione totale delle infrastrutture, il collasso dello Stato, la paralisi dell’economia e i combattimenti continui si più immaginare quale sia la tragedia della popolazione. L’unico vincitore sono i movimenti terroristici, Al Qaeda e Is, che ovviamente fioriscono in questo clima di anarchia e guerra civile. Già controllano buona parte orientale del Paese.

D. – Quindi, non c’è più uno Stato Yemen. Lei che è presente e soggiorna in Yemen, che vede la situazione sul terreno, come si vive in questo momento?

R.  –Si vive nel terrore, nel caos, nella disperazione. La popolazione locale ovviamente ha sfide immense. Le istituzioni centrali nella capitale Sana'a, dove io mi trovo, sono controllate dalle forze houthi ma ovviamente i salari non sono pagati o sono pagati in modo minimo. Ci sono attentati terroristici continui, la gente ha paura ad uscire. Bombardamenti continui della coalizione, stamattina sono durati due ore e mezza. Le bombe quanto precise possono essere non possono mai esserlo in modo perfetto. In una città di tre milioni di abitanti come Sana'a si fanno molti morti civili.








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