È un progetto di legge da respingere “energicamente, sia nella sua forma che nel suo contenuto” quello sulla salute sessuale e riproduttiva nella Repubblica Dominicana. Lo afferma la Conferenza episcopale locale in una nota diffusa ieri, in cui si evidenzia che tale proposta normativa “non deve essere approvata senza la partecipazione di tutta la società al dibattito”.
Criticità del progetto di legge
Il progetto di legge in questione, attualmente in discussione alla Camera, presenta
numerosi punti critici: innanzitutto, permette l’aborto agli adolescenti limitando
ai soli casi di emergenza l’obbligo di informare i rispettivi genitori; in secondo
luogo impone l’inserimento, nei programmi scolastici, di un’educazione sessuale includente
l’introduzione al piacere ed all’erotismo. Infine, la proposta normativa non prevede,
in caso di aborto, la possibilità di obiezione di coscienza per medici ed infermieri.
Promuovere l'educazione integrale della persona
Per questo, i vescovi – in quanto “membri del popolo dominicano” – chiedono ai legislatori
di “convocare tutti gli attori sociali per redigere una legge che non riduca l’educazione
sessuale alla sfera genitale”, ma che promuova “un’educazione integrale della persona
umana”. Di qui, l’appello che la Chiesa dominicana lancia per la difesa di alcuni
principi fondamentali, tra cui “il diritto alla vita” che “non può essere interpretato
solo dal punto di vista del piacere”, ma va inquadrato “nell’ottica della responsabilità”,
condizione necessaria per una “vita nel senso pieno del termine”.
Il primato educativo spetta ai genitori, non allo Stato
I presuli di Santo Domingo sottolineano anche che “non si può concepire una vita sessuale
svincolata dalle tappe dello sviluppo biologico, psicologico ed integrale della persona
umana”, poiché “l’età è correlata alla sessualità”. Quindi, si ribadisce che “i primi
responsabili dell’educazione integrale dei figli, inclusa l’educazione sessuale, sono
i genitori. Questo compito continua fino allo sviluppo completo dei giovani, uno sviluppo
che permetta loro l’esercizio maturo della libertà con responsabilità”. “Lo Stato
– si legge nella nota – non può togliere alla famiglia il diritto ed il dovere che
ha di essere la prima educatrice dei cittadini”.
Diritto alla vita sancito e tutelato dalla Costituzione
Inoltre, la Chiesa dominicana ricorda che “a seguito della riforma costituzionale
del 2010, è stato stabilito di dedicare l’articolo 37 della Carta fondamentale alla
difesa della vita dal concepimento e fino alla morte naturale”. Qualunque “nuovo dibattito
per approvare l’aborto”, dunque, “è incostituzionale”. Non solo: “in un regime di
libertà di culto non può essere approvata una legge che limiti questa stessa libertà,
dal momento che questo contraddice la Costituzione ed i principi democratici fondamentali”.
Obiezione di coscienza è diritto inalienabile della persona
Ancora: i vescovi sottolineano che “in ogni società democratica l’obiezione di coscienza
è un diritto inalienabile della persona” e quindi “qualsiasi penalizzazione” di tale
principio per un medico, in riferimento all’aborto, “è una flagrante violazione della
libertà dell’essere umano”. Per questo, la Chiesa dominicana afferma che, “in accordo
con la scienza”, va sostenuta e promossa “un’educazione integrale che rispetti le
tappe dello sviluppo dell’individuo, il primato dei genitori nell’educazione e che
educhi ad un autentico e responsabile esercizio della libertà umana”.
No alla “colonizzazione ideologica” del Paese
La nota episcopale si conclude con un appello a tutta la cittadinanza affinché salvaguardi
“i valori nazionali più elevati”, opponendosi “ad un progetto di legge che, chiaramente,
segue quella che Papa Francesco chiama ‘colonizzazione ideologica’”. (I.P.)
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