2015-07-15 13:57:00

Papa: cambiamo mentalità, nostre azioni incidono su chi ha fame


“E’ ora di cambiare mentalità e smettere di pensare che le nostre azioni non abbiano un impatto su chi soffre la fame”. Suona così il tweet lanciato dal Papa dal suo account @Pontifex. L’invito ripropone un messaggio più volte lanciato da Francesco sulla necessità di cambiare gli stili di vita, perché una maggiore sobrietà può contribuire a sanare squilibri sociali e avere effetti benefici sulla salute del pianeta. Paolo Beccegato, vicedirettore della Caritas italiana, commenta le parole del Papa nell’intervista di Alessandro De Carolis:

R. – Il primo punto è quello della consapevolezza, della conoscenza, dell’informazione: il fatto di sapere che acquistando un prodotto in un certo modo indirettamente si sta promuovendo un certo modo di produrre quello stesso bene o che investendo il denaro attraverso certe strutture finanziarie indirettamente si vanno ad appoggiare governi, aziende o realtà che possono fare del male o del bene… Insomma, ogni nostro comportamento, non solo di carattere economico, ha questo impatto e il primo punto è saperlo, conoscerlo, quindi uno sforzo educativo. E certamente non esimerci: questo vuol dire che di fronte alla conoscenza e alla consapevolezza scaturisce una funzione di responsabilità.

D. – A proposito di azioni che impattano su chi ha fame, Papa Francesco nel suo ultimo discorso alla Fao ha detto chiaramente che “inquieta” sapere come una buona quantità di prodotti agricoli non venga usata per le “necessità immediate degli affamati”…

R. – Qui ci sono varie dinamiche che vanno in direzioni opposte. Da un verso, certamente ci sono state negli anni passati delle spinte verso, ad esempio, l’impiego di combustibili, carburanti, anche nelle produzioni che prima erano destinate solo all’alimentazione. Ci sono delle dinamiche che però sostanzialmente sono state poi strumentalizzate: pensiamo ai due grandi picchi di prezzi del cibo – quello del 2007-2008 e quello del 2011-2012 – quindi dinamiche strettamente speculative che fanno anche del cibo un qualsiasi bene su cui poter fare poi speculazione finanziaria, cioè guadagno a breve termine. A me pare che dentro le parole del Papa ci siano tutte queste dinamiche, per cui alla fine non si tratta il cibo come dovrebbe essere, cioè prima di tutto un bene destinato all’alimentazione umana. Quindi, tutte queste dinamiche devono essere governate maggiormente perché alcuni disastri del passato non si ripetano.

D. – Viene da pensare alla “classe media” di cui si parla in questi giorni, cioè quella categoria che proprio per essere collocata nella fascia in cui povertà e iniquità incidono sostanzialmente meno, rischia però di non avere i giusti stimoli per cambiare…

R. – Certamente. Quello a cui stiamo assistendo un po’ in tutto il mondo è il rischio di un’ulteriore polarizzazione dei Paesi e, dentro i Paesi, delle società. Il Papa ha additato questa dinamica molto fortemente anche in questo recentissimo viaggio in America Latina, tanto che alcuni studi specifici di settore dicono che l’anno prossimo, nel 2016, il 50% della richiesta mondiale finirebbe nelle mani solo dell’1% della popolazione. Questo vuol dire, sostanzialmente, una riduzione della classe media soprattutto verso le classi più povere. Ora, se la classe media non ha quella propria capacità di connessione anche verso i più poveri, le diseguaglianze non faranno altro che aumentare e purtroppo con le diseguaglianze anche i rischi di violenze, di tensioni e di crisi aumenteranno. Questo è un pericolo che tutti dobbiamo scongiurare.

D. – Papa Francesco nel parlare alla Fao ha fatto un’altra affermazione riguardo a questo discorso che assomiglia quasi ad un tweet: “La sobrietà non si oppone allo sviluppo, anzi è ormai evidente che è diventata una sua condizione” …

R. – Ci sono dei modi di pensare, strettamente economicisti, della dimensione economica che dicono: i consumi sono diminuiti, quindi c’è stata la crisi. Quindi, per risolvere la crisi bisogna aumentare i consumi. In qualche modo, chi va verso la sobrietà andrebbe contro lo sviluppo economico. Qui, ancora una volta, il Papa mette il dito e giustamente. Non è così: una maggiore sobrietà o una maggiore distribuzione delle ricchezze, delle opportunità, andrebbe comunque nella direzione di uno sviluppo integrale – come direbbe il Papa – di un’ecologia integrale, cioè di una salute globale. Il problema è che questa economia deve essere ripensata perché in questo momento – ahimé - il “trend” va in direzioni opposte.








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