2015-07-15 14:03:00

Grecia. Voto riforme: paura e speranza nella popolazione


E’ corsa contro il tempo in Grecia dove il Parlamento è chiamato in queste ore a votare il primo pacchetto di riforme urgenti. Preoccupazione dell’Ue per la sostenibilità del debito di Atene. In segno di protesta contro l’intesa raggiunta da Bruxelles oggi si è dimesso il viceministro delle finanze Valavani e numerosi dimostranti hanno riempito in serata piazza  Syntagma. Paolo Ondarza:

Nel giorno in cui il Parlamento di Atene deve votare il pacchetto di misure di austerità concordate dal premier Tsipras con l’Eurogruppo, il governo ellenico perde un altro pezzo: lascia il viceministro delle finanze Valavani contraria al piano di salvataggio così come 109 sui 201 parlamentari di Syriza . "Senza il vostro sostegno  il governo cade", ha detto loro  il premier Tsipras, mentre Bruxelles avverte:  se da Atene arriverà il sì al piano è pronto il finanziamento ponte da 7 miliardi per far fronte alle più urgenti necessità finanziarie della Grecia. Il presidente della Commissione Ue Juncker tiene però a precisare. Il Fondo Monetario Internazionale intanto ribadisce la convinzione, condivisa dalla Gran Bretagna che  nuovi aiuti saranno possibili solo a condizione che il debito ellenico sia alleggerito. Inoltre secondo l’Fmi l’incertezza sul nuovo salvataggio della Grecia potrebbe mettere a rischio la fiducia e la ripresa in Germania . La questione sarà al centro della riunione domani a Francoforte del Consiglio direttivo della Bce. Intanto piazza Syntagma torna a riempirsi di dimostranti contrari alle nuove misure di austherity: nel paese le  banche restano chiuse fino a venerdì  ed è ancora possibile prelevare solo 60 euro al giorno agli sportelli bancomat L’esasperazione tra i cittadini è alle stelle come conferma il giornalista Ioannis Chrysafis intervistato da Roberta Barbi

R. – La popolazione non può essere contenta: è umiliante, deprimente stare in fila per prendere 50, massimo 60 euro ogni giorno. Ammesso che 1.800 euro al mese possano bastare per una famiglia, non è certo felice uno che ha i suoi risparmi in banca e non può accedervi. L’economia in Grecia in questo momento non esiste. Ogni impresa, ogni imprenditore, ogni piccolo commerciante ormai non vede più clienti nel suo esercizio perché i cittadini comprano solo quello di cui hanno bisogno. Per esempio, nessuno compra scarpe, tranne nel caso in cui qualcuno ne abbia veramente bisogno.

D. – Le banche continuano a restare chiuse. Come si vive con 60, a volte 50 euro al giorno?

R. – Si prendono i soldi e si mettono da parte. Chi ha la possibilità di usare la carta bancomat, può comprare al supermercato senza pagare in contanti: paga con la carta. Questo si può fare. Gli altri soldi li tiene per poter campare, quando eventualmente le banche dovessero chiudere. Perché se oggi – quando il parlamento sta votando – si rifiutano le misure, le banche domani non erogano nemmeno più questi 50 euro: non ci sono riserve.

D. – Con l’aggravarsi della crisi ci sono molti nuovi poveri: quali sono le categorie più colpite?

R. – Sono quelli che prendono solo 120 euro alla settimana, i pensionati che prendono il minimo della pensione: quelli non possono sperare in un altro aiuto. Più che altro, è la paura che prevale, non tanto la mancanza. La crisi e il loro problema si aggravano con la paura che non ci sarà un domani. Ci sono partiti e gran parte della popolazione che è opposta a queste misure – che sono molto restrittive – c’è però la maggioranza che spera che con le misure adottate e con un po’ di pazienza la Grecia possa uscire dalla crisi. Senza il taglio del debito, non si farà niente.

D. – Alcune ong denunciano un aumento dei bambini “vulnerabili”: ancora una volta sono i soggetti più deboli le principali vittime?

R. – Si potrebbe dire che sono le famiglie che non hanno risorse. Ancora non abbiamo registrato il crollo, ancora si spera che si trovi una soluzione.

D. – C’è anche un allarme sanitario: la spesa pubblica nel settore era già stata tagliata del 25%. Questo cosa ha comportato? C’è davvero il rischio che si esauriscano i farmaci?

R. – Ancora non sono esauriti, ma il campanello d’allarme è stato suonato, sia dalle autorità sia anche da parte delle organizzazioni dei farmacisti, dei sanitari, eccetera. Per esempio, dicono che ci sono medicinali per 20 giorni, oppure materiale per gli ospedali per 25 giorni. Tutti sperano in una soluzione per risolvere prima le cose più urgenti – cioè la situazione sanitaria o i generi di prima necessità – e poi piano piano cercare di recuperare una vita normale.

D. – Al di là degli accordi europei, come farà il popolo greco a rimettersi in piedi?

R. – Secondo quello che ci hanno promesso – sia il governo sia anche l’Europa – nel caso in cui oggi venisse confermata con una votazione l’accordo, da domani devono arrivare sette miliardi e mezzo come primo pacchetto di aiuti. Nei prossimi giorni arriveranno ben 86 miliardi, a rate e in base a un programma triennale. Ma l’arrivo di questi soldi aprirà le banche: non libererà dal controllo – questo continuerà per diversi mesi – ma insomma, almeno il mercato potrà funzionare.








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