2015-07-14 15:56:00

Ancora internati negli OPG: l'appello di don Giuseppe Insana


A 100 giorni circa dalla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), quante sono ancora le persone internate in questi istituti? Don Giuseppe Insana, cappellano dell’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, da sempre al fianco degli internati, racconta al microfono di Grazia Serra qual è la situazione nella struttura dove lavora: 

R. – Ci sono ancora 65 persone nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto che attendono di avere il progetto riabilitativo individualizzato da parte dei loro Dipartimenti di Salute Mentale (DSM). Sono tutti quelli provenienti dalla Calabria e dalla Puglia, perché in queste due regioni non ci sono le Residenze per le Esecuzioni delle Misure di Sicurezza (REMS) e alcuni siciliani. La maggior parte sono soggetti con misura di sicurezza provvisoria, quindi c’è una responsabilità da parte dei magistrati, perché la legge 81/2014 prevede che le persone con misura di sicurezza provvisoria e definitiva, non particolarmente gravi, devono essere inserite nei progetti dei DSM, cosa che non avviene. I magistrati dovrebbero produrre un protocollo d’intesa con i Dipartimenti per farsi carico di queste persone che devono stare, secondo la legge, in luoghi diversi dall’OPG. L’altro inconveniente è che nelle REMS della Sicilia ci sono persone della Calabria, della Puglia, della Campania e anche del Lazio. E sono piene. Invece, persone della Sicilia sono andate a finire nella REMS della Campania. Tutto questo crea un grave disagio, a cui si deve porre rimedio.

D. – In che modo si potrebbe arrivare a un definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari?

R. – Io suppongo che, se realmente ci sono i commissari che guardano le regioni che sono inadempienti nell’attuazione della Legge 81, allora si potrebbe attuare un definitivo superamento degli OPG. Suppongo che, se ci fossero delle comunità terapeutiche assistite serie, non ci sarebbe bisogno neppure delle REMS, di cui ho visto un’ottima gestione sia in quella di Naso sia in quella di Caltagirone. Un ulteriore impegno da parte del gruppo che lavora al Ministero della Salute porterebbe realmente a un saggio superamento degli OPG.

D. – Lei nel 1986 ha fondato ed è attualmente il presidente dell’associazione "Casa di Solidarietà e Accoglienza" per offrire un'alternativa agli internati...

R. - Sì, attualmente ci sono delle persone dell’OPG che vivono in un clima fraterno di responsabilità, che collaborano e che quindi stanno costruendo il loro futuro. A qualcuno è già stata revocata la misura di sicurezza. Noi crediamo nel pieno recupero delle persone che sono state internate in OPG, e crediamo secondo la Legge Basaglia, che la persona inferma di mente abbia diritti, dignità e possa farsi una vita integrandosi nella società. Questa è l’esperienza che facciamo.








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