2015-07-13 15:38:00

Colombia: storico accordo fra Bogotà e Farc


Ieri sera da L’Avana l’annuncio di un accordo già definito “storico”. A Cuba, sono infatti in corso da quasi tre anni i negoziati di pace tra il governo della Colombia e il gruppo guerrigliero delle Farc, da mezzo secolo in armi contro il potere centrale. L’intesa raggiunta prevede che le autorità di Bogotà depotenzino la propria azione militare di contrasto alla guerriglia in cambio di uno stop della offensiva delle Farc, che giovedì scorso, 9 luglio, hanno annunciato, una tregua unilaterale di un mese, a partire dal prossimo 20 luglio. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali (Ce.S.I.):

D. - Oltre 200 mila morti per l’80 per cento civili ed almeno 7 milioni di persone vittime in qualche modo, ferite, sequestrate, fuggiasche, scomparse, in mezzo secolo di guerra intestina tra gruppi ribelli e governi centrali in Colombia, dalla fine degli anni ’50. Le Farc che operano dal 1964 sono il gruppo guerrigliero più grande. Prof. Margelletti, davvero possiamo già definire “storico” questo accordo?

R. – Io direi che è un accordo molto importante, però occorre vedere quanto terrà, e soprattutto la sua implementazione, ma certamente è un fatto estremamente positivo.

D. – Quali sono i punti di criticità, anzitutto sulla tregua annunciata dalle Farc, perché non è la prima volta che annunciano una tregua, che poi puntualmente viene rotta…

R. – Il punto di criticità è sostanzialmente uno: non parliamo di un accordo tra nazioni, ma tra uno Stato sovrano ed un’organizzazione militante che ha spesso avuto connotati sia terroristici che criminali. Quindi non stiamo parlando di una realtà che ha meccanismi interni e democratici; bisognerà valutare soprattutto un punto: la guerra crea potere e la pace porta molti di quelli che usufruiscono di questo potere nell’ombra, e quindi non tutti vogliono la pace. E questo è un punto fondamentale: se le Farc - tutte le Farc - riusciranno ad essere compatte su questo accordo.

D. – Dietro questa intesa c’è la volontà del presidente colombiano, Santos, di dare un punto di svolta ad una situazione di guerra interna, che vede in campo anche altri gruppi guerriglieri…

R. – Esattamente: l’operazione del governo di Bogotà è tesa a marginalizzare le offensive militari dell’opposizione. E quindi si cerca di portare tutti al tavolo della trattativa, perché al tavolo della trattativa lo Stato è sempre comunque più forte.

D. – Questo stato di guerra intestina, che si trascina da oltre mezzo secolo, quanto ha pesato sulla storia della Colombia? E quanto una pace, così difficile da raggiungere, può significare altro nella storia di questo Paese?

R. – È stato come se il popolo colombiano dovesse fare una gara di corsa in altitudine con uno zaino di 60 chili sulle spalle. Questo è il peso della guerra, e delle tante guerre che hanno animato il Sud America. In questa realtà ha giocato un ruolo essenziale la Chiesa cattolica - dal Salvador fino agli accordi adesso de L’Avana - che ha saputo sempre porre al centro della propria politica di dialogo l’interesse supremo della popolazione e dei più deboli.

D. – Magari saranno in molti a non credere a questa intesa, ma è pur vero che nella storia ci sono dei punti di svolta…

R. – Da analista politico, io sono un sostenitore del dato empirico, quindi – lo dicevo anche prima – occorre aspettare veramente se  l’accordo terrà. Ma è anche vero che senza la speranza noi siamo come uno splendido vaso, un oggetto meraviglioso, ma senz’anima. Quindi è la speranza che ci tiene vivi e ci rende esseri umani.








All the contents on this site are copyrighted ©.